Ricordo di Teresa Mattei
Ricordare Teresa Mattei a un anno dalla scomparsa non è stata una cosa ordinaria, lo abbiamo fatto in Regione il 14 aprile. Molte donne dovrebbero esserle grate per quello che Teresa ha rappresentato nella Costituente e per quello che ci ha insegnato in tanti anni di militanza politica e sociale: autonomia, indipendenza di giudizio, impegno assiduo per le donne e per l’infanzia. A 17 anni, in pieno fascismo, quando il suo insegnate di scienze cominciò a far propaganda razzista contro gli ebrei, Teresa si alzò dal suo banco e se ne andò via: “Esco perché non voglio assistere a questa vergogna”. Fu cacciata da tutte le scuole del Regno. Difficile Teresa, una vita controcorrente vissuta per la giustizia e per la libertà.
La strage di Berceto
Oggi sono stata alla celebrazione del 70º anniversario della strage di Berceto avvenuta il 17 aprile 1944. Furono 11 le vittime innocenti, dai 3 anni agli 81. Se potete leggete il libro di Lazzaro Vangelisti, sopravvissuto alla strage nella quale ha perso la moglie e quattro figlie. Non riuscirete a staccarvene fino a che non l’avrete finito.
Due buone notizie
Stamani due buone notizie. La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale la norma della legge sulla procreazione assistita che vieta l’eterologa nei casi di infertilità assoluta. A Grosseto il Tribunale ordina al comune di iscrivere nei registri di stato civile il matrimonio di due uomini celebrato nel 2012 a New York. Mi aspetto urla di protesta. Ma i diritti civili non hanno confini, prima o poi bussano alla porta, e le democrazie non possono tenerla chiusa per troppo tempo.
L’Italia della legalità
Al centro eventi di Spazio Reale finisce stasera una tre giorni importante, organizzata dall’Associazione nazionale legalità e giustizia, che ha messo insieme tantissimi protagonisti dell’Italia della legalità, riproponendo le storie, le parole e le immagini di chi ha fatto qualcosa di importante per tutti noi. Anch’io ci sono passata più volte, e mi sono emozionata a ritrovare persone che ho conosciuto, e ad ascoltare storie che non sapevo. Molte cose sono cambiate, e molte altre no. Grazie a tutti quelli che hanno voluto dirci quanto c’è ancora da fare.
Fernanda non voleva vedere
Oggi ho partecipato alla presentazione di un libro molto toccante dal titolo “Non volevo vedere”. Fernanda, l’autrice, racconta gli anni passati con il marito, le innumerevoli minacce e violenze e, infine, il tentativo di ucciderla, il suo ferimento, la morte della sorella. Fernanda, sopravvissuta a tanto male, è rimasta cieca, e ha scritto la sua storia per tutti noi, per aiutarci a non rinunciare a esserci, collettivamente, individualmente, nella battaglia contro la violenza sulle donne. Leggere il suo libro è difficile, lo so, un po’ ti strappa il cuore, ma ve lo consiglio perché aiuta a capire quanta strada abbiamo ancora da fare, quante azioni collettive dobbiamo mettere in campo senza stancarci mai. E a essere vigili anche come individui. Dovunque può esserci una donna che ha bisogno di noi, se ci capita non tiriamoci indietro.
Deborha il censore
Deborah Serracchiani ha subito interpretato il suo ruolo. Censore. E’ atteso il ricorso alla commissione di garanzia contro il Presidente Grasso (che, se non sbaglio, non è nemmeno iscritto al PD). Si prepari, comunque, a farne tanti. Non è detto che, per la prima volta nella storia repubblicana, si cambi radicalmente la Costituzione senza dibattito. PS: ma non si doveva fare una camera di 450-500 deputati e un senato delle regioni (in Germania sono solo 69 i componenti della camera delle regioni)? Boh!? Misteri del nuovo corso.
Lo Stato stavolta c’era
20 anni all’ex fidanzato di Lucia Annibali sono tutti meritati. Una sentenza giusta, lo Stato stavolta c’era, e tante donne ora sanno che possono provare a uscire dalla solitudine e dalla paura. A Lucia e a tutte le donne che soffrono per le violenze facciamo sentire la nostra solidarietà.
La primarie a sindaco
Nonostante tutto la partecipazione alle primarie c’è stata,non eccezionale, ma 11000 cittadini e cittadine hanno detto la loro affidando a Dario Nardella (complimenti!) un compito importantissimo. Le diversità si sono fatte sentire,come lo consentivano le condizioni di partenza, ma si sono fatte sentire, senza veli o timori, raccogliendo poco, è vero, ma in modo pubblico, come si conviene a chi ha qualcosa da dire. Grazie a tutti e tutte, e soprattutto ad Alessandro Lo Presti, che con coraggio, semplicità e passione ha portato nelle primarie temi difficili, non convenzionali. E ha dato a un gruppo molto bello di persone, che fa politica attiva nel PD e in associazioni d’impegno civile, l’opportunità di raccontare una politica diversa. Tutto cambia, nulla si distrugge,nemmeno le idealità e le utopie, e nemmeno il tempo che gli hai dedicato. La ricerca della felicità pubblica è anche questo, un impegno che dura nel tempo.
20 marzo per la Felicità
Oggi è la Giornata Internazionale della felicità indetta dall’ONU. Se ne parla poco in giro, ma a Firenze se ne parla. Grazie anche a quelli che dicono ” Una città felice migliora la tua vita”.
“La felicità non è né una frivolezza né un lusso. Si tratta di un anelito profondo condiviso da tutti gli esseri umani e non dovrebbe essere negato a nessuno. Questa aspirazione è implicita nell’impegno della Carta delle Nazioni Unite per promuovere la pace, la giustizia, i diritti umani, il progresso sociale e il miglioramento degli standard di vita. Ora è il momento di trasformare questa promessa in azione concreta per sradicare la povertà, promuovere l’inclusione sociale e l’armonia interculturale, garantire il sostentamento dignitoso e proteggere l’ambiente. Queste sono le basi per la felicità umana e il benessere” si legge nel messaggio lanciato in occasione di questa giornata dal Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon.
Espellere i mendicanti?
Consiglio la lettura di questo post di Alessando Lo Presti. Ci vorrebbero persone come lui a governare Firenze.
“Espellere i mendicanti dalla città è un gesto che dovrebbe ripugnare a ogni persona civile. Ieri i lavavetri, oggi i mendicanti. Comprendo che si voglia reagire (giustamente) a chi organizza a suo profitto lo sfruttamento dell’immagine della sofferenza, ma se c’è il rischio di cacciare un solo vero sofferente quella misura è inaccettabile. Non si deve fare nulla? No, si può fare molto. La prima cosa è farsi carico della sofferenza, e una grande e ricca città può farlo, deve farlo. Ogni persona in situazione di disagio estremo ha diritto ad avere assistenza (un tetto, umile che sia, ma
un tetto decente, magari condiviso, non un giaciglio che ti accoglie solo per dormire poi via per la strada; tre pasti al giorno; indumenti essenziali per la cura personale; cure sanitarie) perché quella persona – anche nell’indigenza – possa vivere con dignità, ricevendo dalla società e dando alla società quello che può (la cura di uno spazio pubblico, giardino, strada, sottopasso che sia; la sorveglianza di un monumento; insomma una utilità per gli altri e per sé). Solo se la società fa così, se le istituzioni fanno così, hanno titolo a dire, anzi a convincere, che per le strade non si deve mendicare; e anche questo lo si può dire in tanti modi, l’ultimo dei quali (proprio l’estremo, per situazioni di palese uso
strumentale della sofferenza) è l’accompagnamento fuori dalla città: ma è evidente che se la società e le istituzioni operano bene, gli sfruttatori se ne vanno da sé. Qui la politica dei due tempi è fondamentale: prima faccio quello che devo, poi chiedo osservanza di regole, e provvedo in modo diverso a seconda dei casi. Insomma: l’unica cosa che la società non può accettare, nemmeno da chi versa in situazioni di disagio, è la commissione
di reati. Tutto il resto riguarda il nostro senso di responsabilità
collettivo, di rispetto dei diritti delle persone, di umanità.