“Sono ancora viva”, voci di donne che hanno detto basta alla violenza. Presentazione del libro
Si intitola Sono ancora viva il libro a cura delle giornaliste Elena Guidieri e Chiara Brilli – presentato in Consiglio regionale – che raccoglie le testimonianze di donne che ad un certo punto della loro vita hanno deciso di dire basta alla violenza fisica e psicologica, ed hanno scelto la via della denuncia.
Questo volume è un’occasione di riflessione su ciò che si può e si deve fare per passare dall’analisi del terribile fenomeno del femminicidio alla comprensione delle cause scatenanti che determinano gli atti di violenza. Le protagoniste del volume, raccontandosi, affrontano quella violenza subdola che colpisce le donne nel momento in cui dicono ‘no’, sottraendosi ai ruoli imposti da qualcosa che è nato come amore. Ma che non lo è più o, forse, non lo è mai stato.
Le interviste sono state realizzate dalle due giornaliste in collaborazione con il coordinamento TOSCA dei Centri Antiviolenza della Toscana e riportano anche un confronto con le stesse operatrici. I Centri Antiviolenza della Toscana sono un punto cruciale per il nostro tessuto sociale regionale. Nn vi è dubbio che essi andrebbero rafforzati, sostenuti con maggiori risorse pubbliche, messi in grado di accogliere un maggior numero di donne che ne hanno bisogno. Sono un presidio che ha dimostrato sul campo la propria stringente utilità.
Io sono ancora viva è un testo innovativo, che permette di pensare a cosa è possibile realmente progettare per ridare una nuova opportunità a vite a cui era stata tolta ogni speranza.
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Pianeta Galileo 2014: conferenze, motori e robotica alla rassegna dedicata alla cultura scientifica
E’ stata inaugurata stamani – martedì 28 ottobre – nell’Auditorium del Complesso di Sant’Apollonia, la XI° edizione di Pianeta Galileo, la rassegna dedicata alla cultura scientifica.
I motori automobilistici e la robotica tattile sono stati al centro della manifestazione, grazie agli interventi di Giuseppe Cantore dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia con I motori automobilistici: dall’alba di Barsanti al rosso Ferrari, e a Domenico Prattichizzo dell’Università degli studi di Siena con Mani e robot.
Pianeta Galileo è un progetto di educazione scientifica nato nel 2004, che mette in contatto il mondo della scuola con quello della ricerca universitaria. Il progetto, cresciuto nel corso degli anni, va oggi oltre la semplice divulgazione delle più note applicazioni scientifiche, con l’obiettivo di mettere in risalto l’importanza di coltivare una mentalità scientifica in relazione ai numerosi diversi ambiti.
Erano presenti all’inaugurazione i Rettori degli atenei toscani, Angelo Riccaboni di Siena, Mario Augello di Pisa, Alberto Tesi di Firenze e Rosa De Pasquale, dirigente dell’ufficio scolastico regionale per la Toscana.
Incontro “Mai più precari nella scuola”: Un atto di indirizzo e un contributo al documento del Governo, per il riassorbimento del precariato
Un atto d’indirizzo attraverso una proposta di risoluzione e un contributo al documento del Governo che puntino al riassorbimento del precariato, un problema ‘atavico’ del sistema scolastico italiano che dobbiamo affrontare e risolvere una volta per tutte.
Sono gli obiettivi che lanciato ieri pomeriggio – lunedì 27 ottobre a Palazzo Bastogi – in occasione di Mai più precari nella scuola, l’incontro “di Ascolto e Confronto sulla realtà del precariato nella Scuola Toscana”, organizzato dal gruppo consiliare Pd Regione Toscana.
Sia l’atto di indirizzo che i contributi al lavoro del Governo, su cui andremo a lavorare, si baseranno su un confronto diretto con chi vive sulla propria pelle il problema del precariato: saranno frutto di una sorta di consultazione diretta che si è concretizzata in un momento di discussione importante come quello di oggi. L’Italia è a rischio di una sanzione comunitaria per aver abusato di contratti a tempo determinato nella scuola: il precariato deve essere ormai assorbito, seppur in modo diversificato, per garantire continuità e certezze al sistema scuola. È una questione annosa che riguarda sia il corpo docente che quello non docente, come nel caso del personale Ata, anche questo un problema a cui bisogna mettere mano con urgenza.
L’incontro si è aperto con i saluti di Ivan Ferrucci, capogruppo PD Consiglio regionale della Toscana; a seguire gli interventi di tanti precari del mondo della scuola, in particolare le due relazioni a cura del Coordinamento precari, una di Nicola Iannalfo (“L’assorbimento del precariato”) e l’altra di Bernardo Croci (“Nuove norme per il reclutamento nella scuola”), di Maria Grazia Rocchi, deputata Pd, Emmanuele Bobbio, assessore regionale Istruzione e Formazione; hanno preso parte all’iniziativa anche rappresentanti delle organizzazioni sindacali della scuola Cgil, Cisl, Uil, Gilda, Snals, Cobas, Noi Scuola, dirigenti scolastici e docenti, Rosa Maria Di Giorgi, senatrice Pd, Gianluca Parrini, consigliere regionale Pd e presidente V commissione, Lucia Matergi, consigliera regionale Pd.
Presentazione del progetto “Alternanza scuola – lavoro”, un percorso per gli studenti delle scuole superiori. Ecco il video
Video-progetto “Alternanza scuola-lavoro”: un percorso, rivolto agli studenti delle scuole superiori, per l’anno scolastico 2014/2015, e che valorizza l’aspetto formativo dell’apprendimento in una situazione lavorativa. E’ una convenzione stipulata dal 2009 tra il Consiglio regionale e l’Ufficio scolastico della Toscana. Guarda il video…
Il mio intervento al Convegno: “Terzo settore e nuovi scenari: identità, partecipazione, rete”
La domanda di fondo a cui questa interessante ricerca prova a dare delle risposte è: “Come reagiscono le autonomie sociali ai cambiamenti nella riorganizzazione del sistema sociosanitario causati dalla crisi economica?”
Probabilmente è una domanda che non solo le autonomie sociali dovrebbero porsi….è una domanda che coinvolge tutta la società italiana, le sue istituzioni, i cosìdetti corpi intermedi, il sistema imprenditoriale e così via.
E’ una domanda fondamentale per potersi proiettare nel futuro in modo non casuale o, comunque, non ripercorrendo strade già battute.
Per questo credo che sia veramente una pregevole iniziativa questa del COPAS, in collaborazione con Agenzia Regionale di Sanità, di svolgere una ricerca qualitativa, dove si è privilegiato l’approfondimento e l’analisi con i soggetti che vivono quotidianamente sulla loro pelle i problemi che la crisi economica ha determinato nel tessuto vivo della realtà toscana.
La ricerca si inserisce pienamente dentro i compiti istituzionali della COPAS e prevista dalla nuova normativa – la LR 21 del 15 Aprile 2014 – dove prevede che “La Conferenza, per la propria attività di ricerca e studio, può avvalersi…della collaborazione delle università.., dell’IRPET e dell’Agenzia regionale di Sanità (ARS)”.
Ora, aldilà di questo aspetto più tecnico, e per entrare nel merito delle questioni, mi sembra di capire che i contenuti di questo lavoro però mettano anche il Consiglio Regionale davanti a delle nuove responsabilità legislative o, comunque, di ridefinizione delle identità delle istituzioni e degli organismi, a partire dallo stesso COPAS.
Come dicevo il Consiglio Regionale è intervenuto recentemente sulla vostra legge istitutiva, ne ha ridotto i componenti, ha cercato di rafforzare alcune funzioni.
Ciononostante sarà di grande importanza capire se verrà fatto proprio da questo seminario, quanto scritto a pagina 36 della ricerca. In sostanza si rivendica una la definizione di una COPAS “..come luogo in cui ridefinire chi-fa-cosa.”
E si prosegue scrivendo: “ Il chi-fa-cosa è il cuore della questione delle identità, che a sua volta….deve diventare il punto di partenza di ogni nuovo ragionamento sulla ridefinizione di un sistema sociosanitario che coinvolga le Autonomie sociali.”
Una COPAS, quindi, molto più orientata agli aspetti sostanziali che a quelli formali e burocratici dell’espressione di pareri sugli atti regionali. Un organismo, infine, vero luogo di partecipazione, che poi è uno dei temi centrali del vostro lavoro e del seminario di oggi. Il tema, cioè, di come rendere la partecipazione efficace ed effettivamente generatrice di percorsi virtuosi e poi di decisioni.
Per molti anni si è fatta anche molta retorica sui temi del terzo settore, del volontariato, della sussidiarietà orizzontale. La crisi che viviamo, tra i tantissimi problemi che genera, ci impone però di rendere tutto ciò che non è veramente essenziale, tutto ciò che non è veramente vicino ai bisogni delle persone, assolutamente inadeguato, imponendoci di leggere la realtà con occhi nuovi ed analisi approfondite. Per questo sarà estremamente importante comprendere i contenuti dei quattro temi principali attraverso cui il mondo della Autonomie Sociali toscane legge il cambiamento in atto: la questione dei bisogni, dove emerge prorompente, il tema della solitudine; il meccanismo economicista che antepone il valore economico e del risparmio a quello dell’inclusività sociale; la spinta a fare rete, che però sappiamo non è assolutamente di facile attuazione. E’ però avvertita l’esigenza di far nascere una nuova comune progettualità attraverso la condivisione delle risorse organizzative e con un ruolo più propositivo delle istituzioni pubbliche nel creare le situazioni e gli strumenti per aiutare l’aggregazione; la questione delle valutazioni e dei controlli che, se giusti da un punto di vista formale, non devono essere svolti in modo da determinare ulteriori appesantimenti burocratici.
Molto correttamente avete proposto con la mattinata di oggi un seminario organizzato in tavoli di lavoro e di partecipazione, da cui possono emergere delle proposte. Sono certa che questo oggi sarà fatto è potrà diventare un patrimonio per tutto il Consiglio Regionale. Ho visto che proprio l’ultima proposta in tema di partecipazione è quella di rendere questi luoghi più determinanti. L’assenza, ad oggi, dei decisori politico/istituzionali fa perdere di interesse questi tavoli. Quindi, per essere concreti e operativi, nel rispetto delle prerogative che la stessa LR 21/2014, vi chiedo di poter continuare questo confronto con l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, con il Consiglio e la Commissione di riferimento, proprio al fine di dare continuità e concretezza al vostro impegno. Sappiate che avrete in me nell’Ufficio di Presidenza e nel Consiglio l’attenzione e l’interessamento a quanto di nuovo potrà emergere da questa mattinata.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro buon lavoro.
In ricordo di Mara Baronti, il mio intervento durante il Consiglio Regionale del 23 settembre
Gentile Presidente, colleghe e colleghi consiglieri,
dopo una lunga malattia ci ha lasciato Mara Baronti. La ricordiamo qui, oggi, con grande emozione e affetto perché è stata, da presidente della Commissione per le pari opportunità, una donna protagonista di questa istituzione. Mi riferisco al contributo dato all’elaborazione del nuovo statuto della Regione, e alle tante iniziative che la Commissione per le pari opportunità ha assunto durante la sua presidenza, dal 1996 al 2005, interpretando e ricostruendo con originalità e grande qualità la linea di scorrimento tra istituzioni e movimento delle donne. Penso che faremo bene di qui a poco a tornare sulla sua esperienza, in occasione del nostro appuntamento annuale del Premio Pieroni Bortolotti dedicandole una sessione della giornata.
Eppure, Mara Baronti è stata ed è nel nostro ricordo molto di più di questo.
Non posso ricostruire qui il pensiero, la determinazione e la dolcezza di questa donna, amica e compagna mia e di tante donne e uomini che anche qui sono presenti. Me lo impedisce il fatto che troppo vicino e vivo è il ricordo del suo sorriso, accogliente, avvolgente, che sapeva concederci anche nei momenti più difficili e dolorosi della sua esistenza. Ho visto Mara l’ultima volta a giugno, e mi ha stupito ancora una volta per la sua inesauribile dolcezza e il coraggio e la determinazione con cui affrontava la vita nonostante le avversità. Continuò fino all’ultimo il suo impegno civile e sociale quando scrisse una lettera al Presidente Rossi per salvare la Breda.
Perché con lei le cose andavano sempre così: il rigore dell’argomentazione, e anche la severità del giudizio, non si trasformavano mai in senso di superiorità intellettuale (che pure, a ragione, poteva reclamare), ma si confondevano in una dimensione umana straordinaria, lasciando spazio agli affetti, all’amicizia, alla comprensione.
Ecco perché, quando il ricordo va alla vita vissuta nella passione politica e civile, e cerchiamo di richiamare le idee sostenute, e diciamo dell’impegno di Mara per i diritti e la libertà delle donne, per l’autodeterminazione, contro le nuove schiavitù e contro la violenza sul corpo delle donne, per il valore dell’intercultura, per la rappresentanza di genere nelle istituzioni, ogni volta mettiamo insieme parole e concetti forti e capacità di relazione, l’essere partigiana delle donne e l’essere donna, la politica e la vita. Così è stata, per me, Mara ogni volta – e sono state tante le volte – che le nostre vite, le nostre esperienze, si sono incontrate.
Dovunque è stata ha lasciato un segno della sua presenza. Lo sanno bene le donne del Giardino dei Ciliegi, l’associazione di cui è stata fondatrice e fino all’ultimo presidente, un luogo in cui ha lavorato per contribuire a cambiare una pratica politica, le relazioni umane dove si sono costruite intrecci tra donne, associazioni, istituzioni e tra culture, scritture ed espressioni artistiche fino a progetti sociali come le adozioni. Ma anche l’intercultura, la pace, sulla qualità del vivere urbano, sui testi femminili di culture differenti. Un po’ la storia del Giardino è la storia di Mara, e lì dentro c’è una casa delle idee che è la casa di Mara, eppure non l’unica. Perché Mara ha vissuto fino in fondo il legame familiare, il senso di appartenenza con la storia dei suoi cari, il padre, venuto a mancare recentemente, la madre il fratello, il suo compagno Claudio, gli amici e le amiche, i compagni e le compagne di partito. Politica e vita, sfera pubblica e sfera privata, “senza ossessive forzose e fittizie separazioni”, come diceva Mara delle intuizioni di Rosa Luxemburg.
L’omaggio che oggi le rivolgiamo con questo breve ricordo è il riconoscimento di queste feconde intuizioni, che fanno di Mara certamente una donna delle istituzioni ma anche dei movimenti, una donna che nelle istituzioni ha saputo portare il senso profondo della sua vita. Di questo, credo, dobbiamo esserle grati.
Risuonano nella mente le parole di una lettera di Rosa Luxemburg a Sonja Liebknecht, che Mara aveva voluto riprendere in un suo scritto: “Così è la vita e così bisogna prenderla, coraggiosamente, intrepidamente e sorridendo, nonostante tutto”.
Sempre Rosa Luxemburg a Sonja Liebknecht: “E’ la vita che è così…Bisogna saperla prendere nel suo insieme, senza togliervi niente, e trovare un senso e una bellezza in tutto ciò che offre. Almeno è quello che io faccio…non vorrei cancellare nulla della vita e non desidererei che nulla di ciò che vi è stato fosse cambiato”.
Queste parole dedico a Mara con profonda gratitudine.
Intervento in Consiglio regionale in occasione della discussione generale sulla legge elettorale
Questa è una legge importante. È la legge che decide su come si esercita il diritto di voto, che tutti dovremmo volere libero e uguale. Aggiungo io: chiaro e inequivocabile.
Tutti i cittadini devono avere le stesse possibilità. Tutte le forze politiche devono essere messe su un piano di uguaglianza. Questa non è una posizione di parte, non è né una posizione di sinistra né una posizione di destra. È una posizione che fa appello ai principi fondanti della nostra Repubblica: rappresentatività del corpo elettorale, governabilità delle istituzioni, uguaglianza delle posizioni dei cittadini, delle forze politiche, dei candidati nel confronto elettorale. Negli anni passati, diversi sistemi elettorali hanno violato questi principi, e infine è giunta una sentenza della Corte Costituzionale che ha richiamato il legislatore al rispetto di questi valori. Il richiamo vale anche per noi.
Oggi siamo chiamati a dare il nostro voto e ad esprimere la nostra responsabilità. Le elettrici e gli elettori ci guardano, vedono cosa facciamo, il voto che diamo. Si aspettano di vedersi restituito pienamente il diritto di decidere chi li deve rappresentare e chi deve governare la Toscana. Se faremo questo, riconosceranno il merito non a questo o a quello ma a ciascuno di noi. Se faremo una cattiva legge, o se faremo una legge ad alto rischio di costituzionalità, prima ci criticheranno, poi si rivolgeranno ai giudici. Noi possiamo scegliere. Noi possiamo evitare di mettere la Toscana nel rischio della confusione istituzionale.
Le leggi elettorali non sono perfette, c’è sempre qualcosa che non va. Ognuno di noi ha maturato un’idea sul sistema elettorale migliore, e su come realizzare al meglio i principi repubblicani di cui parlavo. Però, il confronto sui sistemi elettorali, e anche la mediazione necessaria tra diverse soluzioni che sono considerate più idonee a rispondere alla conformazione dei partiti, alle loro dinamiche e alla loro tradizione, non può mettere in discussione quei principi, poiché essi appartengono alla Repubblica, cioè ai cittadini, e sono a noi indisponibili. Noi possiamo decidere, mediare, fare accordi, ma solo su quello che ci è disponibile, perché non siamo i padroni ma i servitori della Repubblica.
Nella nostra disponibilità c’è certamente il modello di elezione. Fatta questa scelta, dobbiamo avere l’assillo di rispettare quei principi, perché in ogni concreta legge sulle elezioni – ci è stato insegnato – il diavolo sta nei particolari. E così come avremmo dovuto avere massima cura nel rispetto dei principi, se avessimo deciso di costruire un sistema elettorale fondato sul collegio uninominale, allo stesso modo dobbiamo avere massima cura quando ci accingiamo a votare una legge fondata sul voto di preferenza, come avviene oggi, dopo una decisione assunta con faticosa mediazione tra le varie opinioni in campo.
Dunque, puntiamo sul voto di preferenza e su liste plurinominali in circoscrizioni piccole. Su questa scelta abbiamo innestato, nel corso di due anni di lavoro comune, altre importanti scelte, come il premio di governabilità, abbinato al doppio turno per l’elezione del Presidente della Giunta regionale, l’attuazione del principio della parità di genere, il voto di preferenza facilitato grazie ai nomi delle candidate e dei candidati stampati sulla scheda. Ognuna di queste scelte rispetta i principi di uguaglianza del voto, di uguaglianza delle forze politiche in competizione, di garanzia della governabilità. Anzi, devo dire che li può realizzare al meglio, rendendo la scelta forte e costituzionalmente salda. Attribuisco il merito di queste scelte a tutti noi: a quelli che le hanno proposte, a quelli che le hanno accettate, a quelli che non si sono opposti.
Il problema c’è quando, come avviene nella proposta di legge alla nostra attenzione, si toccano due questioni estremamente delicate: la riproposizione di una lista bloccata abbinata ad altra lista con preferenza, e le soglie di sbarramento alte, differenziate e escludenti. Qui i principi entrano drammaticamente in crisi. Il voto delle elettrici e degli elettori diventa diseguale; la posizione di parità delle forze politiche in campo è messa pesantemente in discussione. Gli effetti paradossali, e perciò incostituzionali, sono davanti agli occhi di tutti. Ed è un po’ strano (diciamo così) che si sia sottovalutato il parere giuridico degli uffici del Consiglio regionale, quando sul listino bloccato facoltativo recita: “In tal modo, si determinerà quindi un diverso peso dei voiti di preferenza tra una lista e un’altra, cosa che si presta certamente ad essere contestata in sede di controllo di costituzionalità”. Raramente ricordo un parere così netto. Siamo davanti a elettori che non determineranno tutti gli eletti, e a forze politiche che rischiano di essere escluse dalla rappresentanza a vantaggio di altre, pur avendo conseguito importanti e maggiori consensi. Fino ai paradossi estremi di candidati eletti nella lista bloccata regionale magari bocciati dagli elettori in quella con preferenze, e di forze politiche che complessivamente raggiungono il 9,9 per cento senza poter rappresentare in consiglio centinaia di migliaia di elettori. Se nel passato c’è stata scarsa attenzione a questi aspetti, e se nel presente altrove non si fa, non possiamo per questo autoassolverci. Oggi siamo noi a decidere.
Ricordo che in questo Consiglio regionale, nel marzo scorso, fu votato un ordine del giorno fortemente critico sulla riforma elettorale nazionale, che non si faceva carico – si disse – proprio dei problemi che qui richiamo. Anch’io votai quel documento, anche se non l’avevo presentato. E non l’avevo presentato perché mi sembrava strano criticare Roma senza aver risolto gli stessi problemi in casa nostra. Mi aspetterei oggi una maggiore coerenza.
Il mio invito è questo: mettiamo da parte le esigenze di parte, torniamo ai principi che, sono sicura, condividete con me, e diamo insieme alla Toscana una legge elettorale coerente, salda, costituzionale.
Chi verrà dopo di noi in questo Consiglio sia dunque l’espressione genuina del nostro popolo e dei nostri partiti, frutto di coalizioni vere, fatte per convinzione e non per convenienza, e di rappresentanza di orientamenti tutti meritevoli, per consenso uguale, di costruire la Regione del futuro. Diamo alla Toscana la legge elettorale che merita.
C’è un problema politico, per molti di noi. Non lo nascondo, è chiaro a tutti. La legge di cui discutiamo è frutto di due azioni: un’azione comune svolta nel Gruppo di lavoro del Consiglio regionale, che la legge assume; e un accordo che sui due punti essenziali che ho richiamato va oltre, rappresentando un altro approdo, un’altra mediazione.
Noi possiamo dire: “E così sia”. Oppure possiamo ricordare a noi stessi che il Gruppo di lavoro lo facemmo proprio per evitare accordi limitanti, e per metterci tutti sullo stesso piano. Con una forza consiliare diversa, certo, da tenere in alta considerazione, ma tutti sullo stesso piano istituzionale. Non dicemmo: sia la maggioranza a presentare una proposta di legge e ad affrontare il confronto con le minoranze. Dicemmo: proviamo a parlare tutti insieme, ad approfondire, e a vedere se raggiungiamo un’intesa larga, la più larga possibile tra i gruppi consiliari. Questo programma è venuto meno proprio quando eravamo in dirittura d’arrivo. Dovremmo invece, riprenderlo, e perciò tenere in considerazione la lettera la lettera inviata ieri proprio dai consiglieri Magnolfi, Del Carlo, Donzelli, Sgherri, Romanelli e Chincarini che ci chiedono un ultimo sforzo per migliorare la proposta che discutiamo.
Sono convinta che le colleghe e i colleghi del mio gruppo, o comunque la maggior parte di loro, riconoscono il buon diritto di sostenere posizioni diverse, su questioni di così rilevante interesse per l’istituzione e per l’attuazione dei principi che ho richiamato. Perciò, insieme ad altre consigliere e consiglieri, abbiamo presentato alla vostra attenzione pochi essenziali emendamenti al testo in discussione.
Vi dico questo non certo per sollevare qui – nell’istituzione – questioni che attengono alla dialettica dei partiti. Vi dico questo perché tutti noi siamo nella stessa identica posizione, ad ognuno di noi spetta di sciogliere il suo dilemma, ed io sento il dovere – più ancora che il diritto – di farlo secondo le mie convinzioni, maturate in un dialogo politico e tecnico di due anni di lavoro comune. Ognuno di noi, nessuno escluso, racconterà domani ai cittadini di come ha sciolto il suo dilemma. Questo è, se volete, il grande pregio della democrazia, la forza stessa delle istituzioni democratiche.