La madre di tutte le libertà
Il Giorno della Memoria è appena passato, ma non abbiamo proprio voglia di dimenticare. L’altro giorno, il 28 gennaio, abbiamo approvato una piccola importante legge, per celebrare i 70 anni della Liberazione della Toscana e la fine della dittatura. Costruiremo un programma intenso, per valorizzare la conoscenza e la memoria degli eventi che portarono alla liberazione della Toscana dal nazifascismo, anche con progetti e attività didattiche per le scuole e le università. Perché la conoscenza è la madre di tutte le libertà.
Seves una fabbrica contro i licenziamenti
Il Giorno della Memoria al Mandela
Le parole e il sorriso di Vera
Sono commossa per il racconto di Vera Vigevani, lì da Fazio. La scuola da bambina, l’espulsione perché ebrea, la deportazione del nonno ad Auschwitz, la fuga della famiglia in Argentina e poi Vera, ancora, una delle mamme di Plaza de Mayo, la figlia scomparsa a 18 anni e mai più rivista; e poi il ritorno in Italia, la visita nella vecchia scuola. Non girarti dall’altra parte, non farti vincere dall’indifferenza, così prova Vera a scuoterci. Nel giorno della Memoria, Vera mi tornerà in mente, con le sue parole e il suo sorriso, e poi per molto tempo ancora.
Alberto Ducci, il libro
Italicum, preferenze e bipolarismo temperato
Dico la mia sulla riforma elettorale, quella proposta nell’accordo tra Renzi e Berlusconi. Cercherò di spiegare perché ritengo le preferenze il male minore se si vuole superare il Porcellum, e perché bisogna stare molto attenti sulle “soglie” di accesso al Parlamento e su quella per il premio di maggioranza.
A me le preferenze non sono mai piaciute, e confermo la posizione, che è dovuta, come dirò, più all’esperienza personale “sul campo” che alle letture di testi specialistici. Non sono – purtroppo – una studiosa di sistemi elettorali, ho potuto capire alcune cose lavorando sulla nuova legge elettorale regionale, ma avrei materiali sufficienti per scrivere, partendo proprio dalla mia esperienza, un libro ben argomentato. Chissà.
Nella mia vita politica ho partecipato a elezioni quasi sempre con preferenze (tutte, tranne nelle regionali del 2010, ma il sistema elettorale regionale non l’ho votato io, nel 2004 non ero in consiglio regionale). Dunque, nonostante sia sempre stata eletta in confronti elettorali comunali con preferenza, e per due volte con innegabile successo personale, conosco bene cosa comportano, soprattutto per chi non vuole fare patti con il diavolo.
Le preferenze nell’Italia di oggi hanno due grandi difetti: impongono una forte spesa ai singoli candidati (i quali operano praticamente da soli, il partito non fa nulla per loro); e mettono i candidati dello stesso partito più in competizione tra di loro che verso gli altri partiti, e alla fine non si capisce bene se un partito sopravvive ancora o è una mescolanza di interessi lontani. Il partito si struttura sulle preferenze, e se è fragile rischia di esserne sopraffatto, e di diventare una sommatoria di notabili. Dunque, se ci tieni a un partito forte e unito dovresti evitarle. Nei comuni è quasi impossibile, ma per il Parlamento e la Regione dovresti evitarle. Leggi oltre →
Profonde sintonie
Ma che senso ha parlare di quello che è successo nella direzione del PD? che senso ha dire: questo mi piace, è giusto, oppure: quest’altro meno, secondo me dovremmo fare così? Non ha nessun senso, e francamente mi dispiace. La democrazia è una cosa difficile, perché è fatta di confronto di opinioni, serio, sincero, argomentato, e di ascolto, anche di chiamata di responsabilità, e infine – se ben praticata – di decisione che sei in grado di condividere anche se è stata presa a maggioranza, anche se non l’hai votata. Perché mai, mi chiedo, Renzi può dire che con Berlusconi è arrivato a una profonda sintonia, partendo da posizioni diverse, mentre non concede nemmeno la ricerca di sintonia al suo partito? Il suo partito cos’è, una massa informe di persone cui spetta l’unica possibilità di prendere o lasciare? Ho ascoltato con attenzione in streaming la sua introduzione, ho annuito alle cose che mi sembravano giuste e scosso la testa a quelle che non mi convincevano, ma sono rimasta di sasso alle parole finali: se vi esprimete contro non siete contro la mia proposta, siete contro la proposta di tre milioni di italiani. Ed è per questo che rinuncio a dire la mia, dovessero offendersi tre milioni di italiani che sono stati lì a discutere per tanto tempo di Italicum, di Senato e Titolo V mi dispiacerebbe sul serio.
Johanna Knauf