La sinistra, il cambiamento e il Governo

ottobre 4, 2014admin2014, da FACEBOOK0

Cose importanti si discutono nel PD, articolo 18, legge elettorale, riforma costituzionale, e tra un po’ arriva la legge di stabilità. Prendere o lasciare non si può, perché queste cose dicono di come si vuole cambiare l’Italia.

Non basta voler cambiare, bisogna essere chiari su dove si vuole andare.Anche la destra voleva cambiare, e ha cambiato in peggio tante cose: nel 2001 ha avuto nelle mani l’Italia dell’euro e ne ha dilapidato i vantaggi; l’ha riavuta nel 2008 e l’ha affondata nella crisi. Perciò il “come cambiare” è importante, chiama in causa l’idea che abbiamo del nostro futuro, delle nostre liberà e della nostra democrazia.

Dicono che a ragionare così si cade nell’ideologia, per fare intendere che si tratta di roba vecchia, ammuffita e dannosa, che soprattutto non serve a prendere il 41%; per me è invece, più semplicemente, un po’ di coerenza dei principi, che serve per riconoscere se stessi, a dare un senso alla politica che si fa, e a sentire il peso e la responsabilità delle scelte.

Non mi piace perciò chi pensa di poter mettere mano a tutto, perfino alle cose sulle quali si fonda l’essenza della sinistra: la dignità del lavoro, la difesa dei più deboli, l’uguaglianza del voto, l’equilibrio dei poteri. Se il Governo, potendo fare 10 con tutto il PD, propone 11 e quell’1 in più (oggi l’azzeramento della tutela reale nei licenziamenti individuali) è una pesante e gratuita concessione alle ideologie della destra, questa diventa una sua scelta; francamente mi preoccupo (per l’Italia, per la sinistra), ma non mi sento in colpa se il Governo coscientemente si infila in una storia diversa, dagli esiti mprevedibili.

Perciò, darei il voto sulle cose buone della legge sul lavoro e non voterei quelle cattive. Penso che seguendo i principi e perfino un po’ di buon senso (il senso del popolo della sinistra) si evitano molti irreparabili danni. I principi non sono scatole vuote, e appiccicargli addosso lo stigma dell’ideologia è un gioco che non mi piace.

Comunque, io a Roma il 25 ottobre andrò alla manifestazione della CGIL, per imparare e per unire la mia voce a quella degli altri.

In ricordo di Mara Baronti, il mio intervento durante il Consiglio Regionale del 23 settembre

Gentile Presidente, colleghe e colleghi consiglieri,

dopo una lunga malattia ci ha lasciato Mara Baronti. La ricordiamo qui, oggi, con grande emozione e affetto perché è stata, da presidente della Commissione per le pari opportunità, una donna protagonista di questa istituzione. Mi riferisco al contributo dato all’elaborazione del nuovo statuto della Regione, e alle tante iniziative che la Commissione per le pari opportunità ha assunto durante la sua presidenza, dal 1996 al 2005, interpretando e ricostruendo con originalità e grande qualità la linea di scorrimento tra istituzioni e movimento delle donne. Penso che faremo bene di qui a poco a tornare sulla sua esperienza, in occasione del nostro appuntamento annuale del Premio Pieroni Bortolotti dedicandole una sessione della giornata.

Eppure, Mara Baronti è stata ed è nel nostro ricordo molto di più di questo.

Non posso ricostruire qui il pensiero, la determinazione e la dolcezza di questa donna, amica e compagna mia e di tante donne e uomini che anche qui sono presenti. Me lo impedisce il fatto che troppo vicino e vivo è il ricordo del suo sorriso, accogliente, avvolgente, che sapeva concederci anche nei momenti più difficili e dolorosi della sua esistenza. Ho visto Mara l’ultima volta a giugno, e mi ha stupito ancora una volta per la sua inesauribile dolcezza e il coraggio e la determinazione con cui affrontava la vita nonostante le avversità. Continuò fino all’ultimo il suo impegno civile e sociale quando scrisse una lettera al Presidente Rossi per salvare la Breda.

Perché con lei le cose andavano sempre così: il rigore dell’argomentazione, e anche la severità del giudizio, non si trasformavano mai in senso di superiorità intellettuale (che pure, a ragione, poteva reclamare), ma si confondevano in una dimensione umana straordinaria, lasciando spazio agli affetti, all’amicizia, alla comprensione.

Ecco perché, quando il ricordo va alla vita vissuta nella passione politica e civile, e cerchiamo di richiamare le idee sostenute, e diciamo dell’impegno di Mara per i diritti e la libertà delle donne, per l’autodeterminazione, contro le nuove schiavitù e contro la violenza sul corpo delle donne, per il valore dell’intercultura, per la rappresentanza di genere nelle istituzioni, ogni volta mettiamo insieme parole e concetti forti e capacità di relazione, l’essere partigiana delle donne e l’essere donna, la politica e la vita. Così è stata, per me, Mara ogni volta – e sono state tante le volte – che le nostre vite, le nostre esperienze, si sono incontrate.

Dovunque è stata ha lasciato un segno della sua presenza. Lo sanno bene le donne del Giardino dei Ciliegi, l’associazione di cui è stata fondatrice e fino all’ultimo presidente, un luogo in cui ha lavorato per contribuire a cambiare una pratica politica, le relazioni umane dove si sono costruite intrecci tra donne, associazioni, istituzioni e tra culture, scritture ed espressioni artistiche fino a progetti sociali come le adozioni. Ma anche l’intercultura, la pace, sulla qualità del vivere urbano, sui testi femminili di culture differenti.  Un po’ la storia del Giardino è la storia di Mara, e lì dentro c’è una casa delle idee che è la casa di Mara, eppure non l’unica. Perché Mara ha vissuto fino in fondo il legame familiare, il senso di appartenenza con la storia dei suoi cari, il padre, venuto a mancare recentemente, la madre il fratello, il suo compagno Claudio, gli amici e le amiche, i compagni e le compagne di partito. Politica e vita, sfera pubblica e sfera privata, “senza ossessive forzose e fittizie separazioni”, come diceva Mara delle intuizioni di Rosa Luxemburg.

L’omaggio che oggi le rivolgiamo con questo breve ricordo è il riconoscimento di queste feconde intuizioni, che fanno di Mara certamente una donna delle istituzioni ma anche dei movimenti, una donna che nelle istituzioni ha saputo portare il senso profondo della sua vita. Di questo, credo, dobbiamo esserle grati.

Risuonano nella mente le parole di una lettera di Rosa Luxemburg a Sonja Liebknecht, che Mara aveva voluto riprendere in un suo scritto: “Così è la vita e così bisogna prenderla, coraggiosamente, intrepidamente e sorridendo, nonostante tutto”.

Sempre Rosa Luxemburg a Sonja Liebknecht: “E’ la vita che è così…Bisogna saperla prendere nel suo insieme, senza togliervi niente, e trovare un senso e una bellezza in tutto ciò che offre. Almeno è quello che io faccio…non vorrei cancellare nulla della vita e non desidererei che nulla di ciò che vi è stato fosse cambiato”.

Queste parole dedico a Mara con profonda gratitudine.

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Annoiarsi da sé

ottobre 1, 2014admin2014, da FACEBOOK0

Ma le avete viste le primarie del centro sinistra in Emilia Romagna? 57.000 votanti, mentre gli iscritti al PD sono 75.000. Domando: se il PD si “perde” anche le primarie, quale democrazia interna gli resta? Forse bisognerebbe fare qualcosa, ad esempio consultare gli iscritti o convocare referendum sulle scelte più importanti, quelle che non stanno nel mandato degli organismi dirigenti, e magari non aspettare che le primarie muoiano del tutto prima di regolarle per bene. Ma questi sono discorsi astratti e ideologici … sono discorsi che fa solo chi vorrebbe (ancora) che il PD fosse la casa comune di tanta parte della sinistra. Lo dico, e mi annoio da me.

Intervento in Consiglio regionale in occasione della discussione generale sulla legge elettorale

Questa è una legge importante. È la legge che decide su come si esercita il diritto di voto, che tutti dovremmo volere libero e uguale. Aggiungo io: chiaro e inequivocabile.

 Tutti i cittadini devono avere le stesse possibilità. Tutte le forze politiche devono essere messe su un piano di uguaglianza. Questa non è una posizione di parte, non è né una posizione di sinistra né una posizione di destra. È una posizione che fa appello ai principi fondanti della nostra Repubblica: rappresentatività del corpo elettorale, governabilità delle istituzioni, uguaglianza delle posizioni dei cittadini, delle forze politiche, dei candidati nel confronto elettorale. Negli anni passati, diversi sistemi elettorali hanno violato questi principi, e infine è giunta una sentenza della Corte Costituzionale che ha richiamato il legislatore al rispetto di questi valori. Il richiamo vale anche per noi.

Oggi siamo chiamati a dare il nostro voto e ad esprimere la nostra responsabilità. Le elettrici e gli elettori ci guardano, vedono cosa facciamo, il voto che diamo. Si aspettano di vedersi restituito pienamente il diritto di decidere chi li deve rappresentare e chi deve governare la Toscana. Se faremo questo, riconosceranno il merito non a questo o a quello ma a ciascuno di noi. Se faremo una cattiva legge, o se faremo una legge ad alto rischio di costituzionalità, prima ci criticheranno, poi si rivolgeranno ai giudici. Noi possiamo scegliere. Noi possiamo evitare di mettere la Toscana nel rischio della confusione istituzionale.

 Le leggi elettorali non sono perfette, c’è sempre qualcosa che non va. Ognuno di noi ha maturato un’idea sul sistema elettorale migliore, e su come realizzare al meglio i principi repubblicani di cui parlavo. Però, il confronto sui sistemi elettorali, e anche la mediazione necessaria tra diverse soluzioni che sono considerate più idonee a rispondere alla conformazione dei partiti, alle loro dinamiche e alla loro tradizione, non può mettere in discussione quei principi, poiché essi appartengono alla Repubblica, cioè ai cittadini, e sono a noi indisponibili. Noi possiamo decidere, mediare, fare accordi, ma solo su quello che ci è disponibile, perché non siamo i padroni ma i servitori della Repubblica.

 Nella nostra disponibilità c’è certamente il modello di elezione. Fatta questa scelta, dobbiamo avere l’assillo di rispettare quei principi, perché in ogni concreta legge sulle elezioni – ci è stato insegnato – il diavolo sta nei particolari. E così come avremmo dovuto avere massima cura nel rispetto dei principi, se avessimo deciso di costruire un sistema elettorale fondato sul collegio uninominale, allo stesso modo dobbiamo avere massima cura quando ci accingiamo a votare una legge fondata sul voto di preferenza, come avviene oggi, dopo una decisione assunta con faticosa mediazione tra le varie opinioni in campo.

Dunque, puntiamo sul voto di preferenza e su liste plurinominali in circoscrizioni piccole. Su questa scelta abbiamo innestato, nel corso di due anni di lavoro comune, altre importanti scelte, come il premio di governabilità, abbinato al doppio turno per l’elezione del Presidente della Giunta regionale, l’attuazione del principio della parità di genere, il voto di preferenza facilitato grazie ai nomi delle candidate e dei candidati stampati sulla scheda. Ognuna di queste scelte rispetta i principi di uguaglianza del voto, di uguaglianza delle forze politiche in competizione, di garanzia della governabilità. Anzi, devo dire che li può realizzare al meglio, rendendo la scelta forte e costituzionalmente salda. Attribuisco il merito di queste scelte a tutti noi: a quelli che le hanno proposte, a quelli che le hanno accettate, a quelli che non si sono opposti.

 Il problema c’è quando, come avviene nella proposta di legge alla nostra attenzione, si toccano due questioni estremamente delicate: la riproposizione di una lista bloccata abbinata ad altra lista con preferenza, e le soglie di sbarramento alte, differenziate e escludenti. Qui i principi entrano drammaticamente in crisi. Il voto delle elettrici e degli elettori diventa diseguale; la posizione di parità delle forze politiche in campo è messa pesantemente in discussione. Gli effetti paradossali, e perciò incostituzionali, sono davanti agli occhi di tutti. Ed è un po’ strano (diciamo così) che si sia sottovalutato il parere giuridico degli uffici del Consiglio regionale, quando sul listino bloccato facoltativo recita: “In tal modo, si determinerà quindi un diverso peso dei voiti di preferenza tra una lista e un’altra, cosa che si presta certamente ad essere contestata in sede di controllo di costituzionalità”. Raramente ricordo un parere così netto. Siamo davanti a elettori che non determineranno tutti gli eletti, e a forze politiche che rischiano di essere escluse dalla rappresentanza a vantaggio di altre, pur avendo conseguito importanti e maggiori consensi. Fino ai paradossi estremi di candidati eletti nella lista bloccata regionale magari bocciati dagli elettori in quella con preferenze, e di forze politiche che complessivamente raggiungono il 9,9 per cento senza poter rappresentare in consiglio centinaia di migliaia di elettori. Se nel passato c’è stata scarsa attenzione a questi aspetti, e se nel presente altrove non si fa, non possiamo per questo autoassolverci. Oggi siamo noi a decidere.

 Ricordo che in questo Consiglio regionale, nel marzo scorso, fu votato un ordine del giorno fortemente critico sulla riforma elettorale nazionale, che non si faceva carico – si disse – proprio dei problemi che qui richiamo. Anch’io votai quel documento, anche se non l’avevo presentato. E non l’avevo presentato perché mi sembrava strano criticare Roma senza aver risolto gli stessi problemi in casa nostra. Mi aspetterei oggi una maggiore coerenza.

 Il mio invito è questo: mettiamo da parte le esigenze di parte, torniamo ai principi che, sono sicura, condividete con me, e diamo insieme alla Toscana una legge elettorale coerente, salda, costituzionale.

Chi verrà dopo di noi in questo Consiglio sia dunque l’espressione genuina del nostro popolo e dei nostri partiti, frutto di coalizioni vere, fatte per convinzione e non per convenienza, e di rappresentanza di orientamenti tutti meritevoli, per consenso uguale, di costruire la Regione del futuro. Diamo alla Toscana la legge elettorale che merita.

 C’è un problema politico, per molti di noi. Non lo nascondo, è chiaro a tutti. La legge di cui discutiamo è frutto di due azioni: un’azione comune svolta nel Gruppo di lavoro del Consiglio regionale, che la legge assume; e un accordo che sui due punti essenziali che ho richiamato va oltre, rappresentando un altro approdo, un’altra mediazione.

 Noi possiamo dire: “E così sia”. Oppure possiamo ricordare a noi stessi che il Gruppo di lavoro lo facemmo proprio per evitare accordi limitanti, e per metterci tutti sullo stesso piano. Con una forza consiliare diversa, certo, da tenere in alta considerazione, ma tutti sullo stesso piano istituzionale. Non dicemmo: sia la maggioranza a presentare una proposta di legge e ad affrontare il confronto con le minoranze. Dicemmo: proviamo a parlare tutti insieme, ad approfondire, e a vedere se raggiungiamo un’intesa larga, la più larga possibile tra i gruppi consiliari. Questo programma è venuto meno proprio quando eravamo in dirittura d’arrivo. Dovremmo invece, riprenderlo, e perciò tenere in considerazione la lettera la lettera inviata ieri proprio dai consiglieri Magnolfi, Del Carlo, Donzelli, Sgherri, Romanelli e Chincarini che ci chiedono un ultimo sforzo per migliorare la proposta che discutiamo.

 Sono convinta che le colleghe e i colleghi del mio gruppo, o comunque la maggior parte di loro, riconoscono il buon diritto di sostenere posizioni diverse, su questioni di così rilevante interesse per l’istituzione e per l’attuazione dei principi che ho richiamato. Perciò, insieme ad altre consigliere e consiglieri, abbiamo presentato alla vostra attenzione pochi essenziali emendamenti al testo in discussione.

 Vi dico questo non certo per sollevare qui – nell’istituzione – questioni che attengono alla dialettica dei partiti. Vi dico questo perché tutti noi siamo nella stessa identica posizione, ad ognuno di noi spetta di sciogliere il suo dilemma, ed io sento il dovere – più ancora che il diritto – di farlo secondo le mie convinzioni, maturate in un dialogo politico e tecnico di due anni di lavoro comune. Ognuno di noi, nessuno escluso, racconterà domani ai cittadini di come ha sciolto il suo dilemma. Questo è, se volete, il grande pregio della democrazia, la forza stessa delle istituzioni democratiche.

A che serve il 41%?

settembre 28, 2014admin2014, da FACEBOOK0

Da qualche giorno mi sto chiedendo perché il 41% del Pd alle europee deve essere speso per colpire la CGIL ed eliminare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Non c’era altro modo di spenderlo quel 41%? Milioni di persone avevano chiesto al PD di portare l’Italia fuori dalla crisi. E allora: dov’è il Grande Cambiamento dell’Europa? Dov’è l’azione pratica contro le politiche liberiste che ci hanno portato al disastro di questi anni? Un Paese intero attende, dopo gli 80 euro, riforme vere, e un impegno non a parole sulla scuola, la ricerca, l’ambiente, la salute, i diritti civili, il lavoro, la legalità … Una speranza di cambiamento, non la guerra contro la sinistra.

LA LEGGE ELETTORALE TOSCANA SUPERA LO SCOGLIO STATUTARIO. RESTANO I PROBLEMI POLITICI E TUTTI I NOSTRI DUBBI SULLE GARANZIE DI UGUAGLIANZA CHE LA LEGGE AVREBBE DOVUTO ASSICURARE.

settembre 27, 2014admin2014, da FACEBOOK0

Il Collegio di Garanzia Statutaria della Regione, al quale era stato presentato un ricorso dai gruppi di NCD, Fratelli d’Italia, UDC, Rifondazione Comunista-Comunisti Italiani, con il sostegno dei consiglieri Romanelli e Chiurli, ha deciso, a maggioranza, che la legge elettorale toscana è conforme allo Statuto regionale.

Prendiamo atto ovviamente di tale pronunciamento, ma questo non cambia il nostro giudizio su aspetti della legge che potevano essere risolti in modo del tutto diverso e con una maggioranza ben più ampia in Consiglio. Restiamo fermamente convinti delle posizioni che abbiamo espresso in aula.

Il Collegio ha deciso, si apprende leggendo il giudizio, a maggioranza su ogni punto e dopo una discussione non scontata. Su ogni questione vede i problemi e i rischi, perfino la possibile confusione nel voto, ma poi conclude ogni volta – sempre, sottolineando, a maggioranza – che in fondo il limite non è stato superato, in fondo la libertà è assicurata, in fondo sulle soglie c’è alta discrezionalità, in fondo il legislatore lo spazio ce l’ha, ecc. Insomma, abbiamo appreso che lo statuto regionale consente praticamente qualsiasi legge elettorale, a meno che … non sia bocciata dalla Corte Costituzionale. Prendiamo atto. La nostra polemica non può rivolgersi verso gli organi di garanzia regionali in quanto tali. Semmai, forse è ora di chiedersi se – in materia di diritto di voto e di corretta composizione degli organi regionali – si possano accettare soluzioni troppo diverse tra Regione e Regione.

Tuttavia, non possiamo non evidenziare che il Collegio ha deciso, a quanto si legge dal giudizio, con la piena partecipazione di un suo componente, vice coordinatrice regionale di Forza Italia, che francamente avremmo pensato si sarebbe astenuta, considerato il suo ruolo non in un organo qualsiasi di Forza Italia ma in un organo esecutivo regionale del suo partito. Se poi le votazioni di alcune parti fossero state fatte a maggioranza di 4 a 3, con il voto decisivo di quest’ultima, le perplessità aumentano. Questa, purtroppo, è la prima cosa che balza agli occhi.

Per quanto ci riguarda, dunque, la decisione del Collegio non ci convince e non sposta di nulla le nostre opinioni politiche e non cambia la nostra preoccupazione su una legge elettorale toscana che resta fragilissima sui principi ed espone il prossimo consiglio a rischi di delegittimazione e di sopravvivenza. Se, perciò, avremo occasione di intervenire nuovamente, non faremo mancare il nostro impegno per cambiare norme sbagliate. La parola torna, dopo la parentesi del giudizio del Collegio di Garanzia Statutaria, alle scelte politiche e al dibattito del PD.

Vanessa Boretti, Daniela Lastri, Lucia Matergi, Fabrizio Mattei, Aldo Morelli, Pier Paolo Tognocchi, Gianfranco Venturi

Passi di pace

settembre 21, 2014admin2014, da FACEBOOK0

Passi di Pace a Firenze. Anch’io ero là.

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Una settimana importante

settembre 21, 2014admin2014, da FACEBOOK0

E’ un settimana importante per la legge elettorale toscana appena approvata ma non ancora promulgata. Ci sarà il giudizio del Collegio di Garanzia Statutaria della Regione sul listino bloccato e sulle soglie di sbarramento. E’ un giudizio giuridico, di conformità o meno allo Statuto regionale, non politico.
Intanto, chi ha la tessera del PD della Toscana può far sentire comunque la sua voce, per chiedere al PD di essere più aperto e disponibile a cambiare la legge, sottoscrivendo la richiesta di referendum deliberativo promossa da un gruppo di iscritte/i. Per partecipare, basta scrivere al comitato referendumleggeelettorale@gmail.com, oppure andare sul mio sito www.danielalastri.it, scaricare il modulo, sottoscriverlo, scannerizzarlo e inviarlo al comitato. E’ come chiedere: ma chi conta di più, 10 consiglieri regionali di Forza Italia o i consiglieri, le iscritte e gli iscritti, le elettrici e gli elettori del PD?
Per chi vuole approfondire, ricordatevi che la mia pagina personale Daniela Lastri – Politico continua a essere dedicata alla legge elettorale toscana. Se avete cliccato Mi Piace (non perché vi piaccia particolarmente, solo per restare aggiornati), tornateci su dal vostro FB, aprite Ti piace e indicate di voler ricevere le notifiche, almeno saprete subito le novità.

Danilo ringrazia

settembre 20, 2014admin2014, da FACEBOOK0

Eccolo qui mio padre Danilo, che guarda gli auguri che gli avete fatto, felice e un po commosso. Insieme abbiamo parlato di chi lo conosce e di chi no, e di qualche particolare che avete rammentato. Mi ha chiesto di ringraziarvi tutti, “come faccio a chiamarli io? È troppo complicato…”.
Poi mi ha detto con tono di rimprovero bonario: ” Sono nato a Campomigliaio di Gricignano, vicino alle Salaiole, e a Sagginale ci sono andato a 9 anni, quando mio padre si e’stufato di fare quattro chilometri al giorno a piedi per andare a lavorare”. Mio padre è un tipo preciso.
Grazie ancora di cuore a tutti, gli avete fatto un bel regalo.

 

Il compleanno di mio padre

settembre 20, 2014admin2014, da FACEBOOK0

Il 20 settembre del 1927, a Sagginale nel Mugello, nasceva Danilo, che sarebbe diventato un grande falegname, mani grosse ma d’artista, valori forti, spirito libero, l’Unità sempre in tasca, delegato CGIL, oggi operaio pensionato in attesa che il Governo lo consideri pensionato-d’oro-ipergarantito-ora-gli-facciamo-vedere-noi, che si dedica alla donna della sua vita. Continua a curare il giardino pubblico che ha fatto con le sue mani quasi trent’anni fa, insieme a un gruppo di folli altruisti del secolo scorso. A sua figlia ieri insegnava le cose della vita e della politica, e oggi fa pranzetti prelibati e le dice parole sagge. Un grand’uomo, mio padre. Non sta su fb, ma se lo conoscete e gli volete fare gli auguri, glieli porto io.

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