Caterina Bueno, Inventario del fondo documentale. Presentazione venerdì 6 febbraio
Parlare di Caterina Bueno è ricordare le nostre radici più autentiche. Per la mia generazione Caterina Bueno è stata la “cantante del popolo”, colei che ci ha trasmesso l’amore e il rispetto per la canzone popolare, per quel mondo umile, impegnato e laborioso della nostra campagna toscana. Caterina Bueno è una parte importante della mia storia personale, ne ha accompagnato con le sue canzoni il mio impegno politico, gli ideali di riscatto dei più bisognosi, le tante serate alle Feste dell’Unità o alle feste popolari in giro per la regione. Era una donna unica, appassionata della vita di cui – come canta De Gregori nella bellissima canzone a lei dedicata – ne voleva “…gustare fino in fondo tutto il suo profumo”.
Ricordo di averla incontrata per l’ultima volta l’8 marzo del 2005, purtroppo provata, ma con una vitalità che non si rassegna alle intemperie della vita. Eravamo in Palazzo Vecchio per un’iniziativa su “I diritti delle donne sono diritti umani”. Caterina Bueno presentava i canti popolari toscani e avevamo titolato la sua rappresentazione “Viva il coraggio e chi lo sa portare” tratto dal canto politico “Battan l’otto” degli inizi del ‘900.
Sostenere oggi l’Inventario del fondo documentario è non solo un gesto dovuto ad una delle esponenti più importanti della musica popolare italiana, ma anche un modo per riflettere sul passato recente, sulle nostre più belle e autentiche tradizioni. L’Inventario del fondo documentario è un lavoro preziosissimo che permetterà agli studiosi e a tutti gli amanti di questa straordinaria figura di cantante/ricercatrice di comprenderne a pieno l’importanza nel panorama musicale italiano.
Francesco De Gregori canta: “….Caterina questa tua canzone la vorrei veder volare sopra i tetti di Firenze per poterti conquistare”. Noi non possiamo fare tanto, ma grazie al lavoro dell’Associazione culturale Bueno e alla sua presidente Maria Isabella Bueno, agli eredi di Caterina Bueno e all’Archivio di Stato di Firenze, potremo contribuire a trasmetterne il suo straordinario lavoro.
Contro l’imperativo
Parole giuste.
Mentre la maggioranza propone un Senato di nominati e una Camera pure (almeno largamente), l’opposizione – 5s e Lega – propongono di togliere la libertà dal vincolo di mandato imperativo (art. 67 della Costituzione): se passassero entrambe le proposte, avremmo un Parlamento di nominati che possono votare solo come gli dice il loro partito, ovvero il loro Capo. Tanto vale, a questo punto, votare solo il Capo e poi che faccia lui, scelga una manciata di fedeli o di scherani che vadano a comporre un Parlamento di una ventina di persone, che tanto si sa come votano. Mi chiedo: c’è ancora qualcuno che ha a cuore la democrazia liberale, in questo Paese: http://goo.gl/ApfGS8
Grazie amiche mie
Voglio ringraziare Cavallaro Nicolina, Emerita Cretella Nuti, Maria Grazia Lazzaro Pugliese, Marta Torcini, Gabriella Bellucci, Annalisa Maggi e tutte e tutti coloro che hanno contribuito alla bella, partecipata e interessante serata. Riconoscere la violenza sulle donne come questione politica e culturale e come violazione dei diritti umani, pone la necessità di rimuovere discriminazioni, stereotipi e pregiudizi.
Il discorso di Mattarella
Perché siamo contenti del discorso di Mattarella? Eppure ha detto cose semplici, quasi scontate, i valori della Repubblica, i diritti sociali e civili (li ha elencati proprio tutti … e ha detto che lui sta lì per garantirli), il rispetto delle regole di cui sarà arbitro, e tante altre cose che tutti dovrebbero sentire essenziali per la vita pubblica e per il benessere delle persone. Ecco, io sono stata felice del suo discorso perché in quella mezz’ora un po’ di cose sono state rimesse al posto giusto. Per mezz’ora ho dimenticato il cinismo e il frastuono della politica. S’è cominciato bene, come si conviene nel giorno del primo discorso di un nuovo Presidente, poi si vedrà.
Il voto alle donne
Bene ricordarlo!
Atto primo
Un bell’inizio. I nostri valori che nascono dalla Resistenza e che sono scritti nella nostra Costituzione. Grazie Presidente Mattarella
PERCHE’ NON MI PIACE QUELLA SCHEDA BIANCA
Siamo allora all’elezione dell’anno. Però c’è qualcosa che non mi quadra. Che cos’è quella scheda bianca obbligatoria per le prime tre votazioni sul Presidente della Repubblica? Nel PD sono tutti d’accordo, a quanto pare. Capisco che non si voglia rischiare la brutta figura dell’elezione del 2013, però c’è modo e modo.
La Costituzione prevede nelle prime tre votazioni l’elezione con i due terzi dell’assemblea, poi dalla quarta la maggioranza assoluta. Come dire: bisogna provare a eleggere il Presidente con tanti voti. Non è obbligatorio, ma è una specie di dovere morale di tutti i “grandi elettori”, che andrebbe onorato, e se non c’è ancora accordo almeno si votino candidati simbolo, personalità che sono ritenute all’altezza del ruolo.
No, quella scheda bianca che i grandi elettori getteranno nell’urna non è proprio un bell’esempio per i cittadini.
Ma quello che mi preoccupa di più è che con la scheda bianca del partito di maggioranza si dà un esempio per il futuro, si fanno le grandi prove di quello che potrà essere “l’ostruzionismo di maggioranza”: meglio non partecipare al voto, tanto arriva la votazione che consente alla maggioranza di prevalere, come potrà succedere, ad esempio, sulle leggi proposte dal Governo dopo la riforma costituzionale, nella Camera eletta con l’Italicum (massimo 60 giorni per approvarle, poi si vota quello che vuole l’esecutivo). E poi, l’imposizione della scheda bianca e l’identità tra leader del PD e del Governo danno l’immagine plastica di un Parlamento che è gestito dal Governo e di un Presidente che è eletto dall’esecutivo.
La democrazia sono anche le forme, la distinzione dei ruoli, i poteri che non si mescolano. E le forme sono sostanza, come il rispetto dei ruoli e la divisione dei poteri. Per la prima volta dopo tanto tempo si vede che il Governo elegge tutto, impone una riforma elettorale, impone una riforma costituzionale, elegge il Presidente. Finalmente, diranno molti. A me invece vengono un po’ i brividi.
Poi, speriamo che ce la caviamo, e che almeno ci eleggono un buon Presidente.
Violet del Palmerino. Aspetti della cultura cosmpolita nel salotto di Vernon Lee
Sono molto lieta di aver presentato un nuovo e importante volume dell’Edizioni dell’Assemblea regionale, “Violet del Palmerino. Aspetti delle culture cosmopolite nel salotto di Vernon Lee: 1889-1935” , che conferma il fecondo sodalizio – ormai ultradecennale – tra la nostra istituzione e gli studi sulla figura eclettica e affascinante di Violet Page chiamata da tutti Vernon Lee.
In questo decennio si deve dar atto al Consiglio regionale di essere stato pronto a recepire le suggestioni che le e gli studiosi ci hanno proposto, permettendoci di svolgere un ruolo che reputo fondamentale per le istituzioni odierne: l’approfondimento, la ricerca, la produzione culturale. Naturalmente per questo ruolo di cerniera tra le istituzioni e le associazioni culturali gli studiosi e le studiose, devo ringraziare il lavoro paziente e prezioso svolto dalla Prof.ssa Serena Cenni. Cosi come voglio ringraziare le altre curatrici del volume, Sophie Geoffroy ed Elisa Bizzotto insieme alle istituzioni culturali che permisero la realizzazione del convegno di cui oggi si presentano gli atti.
Durante la presentazione è stata ricordata la figura di Vernon Lee, una sostenitrice della pace, della cooperazione internazionale, dei diritti e dell’uguaglianza delle donne e dei lavoratori entrando così a far parte della tradizione di riformatrici e scrittrici inglesi che si batterono a favore della giustizia sociale, l’internazionalismo e il pacifismo.