LA BUONA LEGGE TOSCANA SULLE PROVINCE
25 febbraio 2015, il Consiglio regionale della Toscana approva a larghissima maggioranza (con soli 3 astenuti) la legge proposta dalla Giunta sul riordino delle funzioni delle Province. Una buona legge, piena di impegni concreti dell’unica Regione italiana che, a oggi, ha osato di più.
Qui di seguito metto il mio intervento nella discussione generale, con il quale ho motivato il mio voto favorevole. Leggi oltre →
IL GIOCO A PERDERE DELLE RIFORME
Devo tornare sulle riforme costituzionali ed elettorali perché siamo a un nuovo decisivo passaggio. Però, nello scrivere queste opinioni, il disagio è forte. Ben altre difficili situazioni riempiono la cronaca. L’Italia non cessa di essere allo stremo, basta guardarsi intorno. Il Jobs Act riempie le pagine dei giornali con polemiche sempre vive sui licenziamenti individuali e collettivi. L’Europa è al bivio della Grecia, ai confini c’è l’Ucraina. La Libia è tragicamente più vicina e il Governo ha parlato perfino di interventi militari. Veramente non se ne può più di riforme giocate come al Poker. Di nuove istituzioni abbiamo un bisogno urgente, perché la democrazia perde colpi dappertutto, ma i problemi interni e internazionali sono talmente grandi e impegnativi che le riforme si dovrebbero fare bene e nei tempi giusti, e con lo stesso spirito con il quale è stato eletto il Presidente Mattarella. Soprattutto pensando al bene comune e all’unità nazionale, non agli interessi di bottega. Leggi oltre →
17 febbraio 1980
17 febbraio 1980 a Firenze manifestazione nazionale del PCI per la Pace con Enrico Berlinguer in piazza Signoria. Sono passati 35 anni. Quel giorno io e il mio compagno, figgicciotti (lui di Napoli) poco più che ventenni, decidemmo di stare insieme. Giornata lunghissima e bellissima, un giro immenso per la città, praticamente ci raccontammo tutta la vita di prima. Insieme abbiamo costruito le nostre giovani vite, aiutandoci sempre l’un l’altra e le abbiamo portate fino al tempo attuale. Stamani ci siamo fatti gli auguri, stasera si va fuori a cena insieme.
Contro l’imperativo
Parole giuste.
Mentre la maggioranza propone un Senato di nominati e una Camera pure (almeno largamente), l’opposizione – 5s e Lega – propongono di togliere la libertà dal vincolo di mandato imperativo (art. 67 della Costituzione): se passassero entrambe le proposte, avremmo un Parlamento di nominati che possono votare solo come gli dice il loro partito, ovvero il loro Capo. Tanto vale, a questo punto, votare solo il Capo e poi che faccia lui, scelga una manciata di fedeli o di scherani che vadano a comporre un Parlamento di una ventina di persone, che tanto si sa come votano. Mi chiedo: c’è ancora qualcuno che ha a cuore la democrazia liberale, in questo Paese: http://goo.gl/ApfGS8
Grazie amiche mie
Voglio ringraziare Cavallaro Nicolina, Emerita Cretella Nuti, Maria Grazia Lazzaro Pugliese, Marta Torcini, Gabriella Bellucci, Annalisa Maggi e tutte e tutti coloro che hanno contribuito alla bella, partecipata e interessante serata. Riconoscere la violenza sulle donne come questione politica e culturale e come violazione dei diritti umani, pone la necessità di rimuovere discriminazioni, stereotipi e pregiudizi.
Il discorso di Mattarella
Perché siamo contenti del discorso di Mattarella? Eppure ha detto cose semplici, quasi scontate, i valori della Repubblica, i diritti sociali e civili (li ha elencati proprio tutti … e ha detto che lui sta lì per garantirli), il rispetto delle regole di cui sarà arbitro, e tante altre cose che tutti dovrebbero sentire essenziali per la vita pubblica e per il benessere delle persone. Ecco, io sono stata felice del suo discorso perché in quella mezz’ora un po’ di cose sono state rimesse al posto giusto. Per mezz’ora ho dimenticato il cinismo e il frastuono della politica. S’è cominciato bene, come si conviene nel giorno del primo discorso di un nuovo Presidente, poi si vedrà.
Il voto alle donne
Bene ricordarlo!
Atto primo
Un bell’inizio. I nostri valori che nascono dalla Resistenza e che sono scritti nella nostra Costituzione. Grazie Presidente Mattarella
PERCHE’ NON MI PIACE QUELLA SCHEDA BIANCA
Siamo allora all’elezione dell’anno. Però c’è qualcosa che non mi quadra. Che cos’è quella scheda bianca obbligatoria per le prime tre votazioni sul Presidente della Repubblica? Nel PD sono tutti d’accordo, a quanto pare. Capisco che non si voglia rischiare la brutta figura dell’elezione del 2013, però c’è modo e modo.
La Costituzione prevede nelle prime tre votazioni l’elezione con i due terzi dell’assemblea, poi dalla quarta la maggioranza assoluta. Come dire: bisogna provare a eleggere il Presidente con tanti voti. Non è obbligatorio, ma è una specie di dovere morale di tutti i “grandi elettori”, che andrebbe onorato, e se non c’è ancora accordo almeno si votino candidati simbolo, personalità che sono ritenute all’altezza del ruolo.
No, quella scheda bianca che i grandi elettori getteranno nell’urna non è proprio un bell’esempio per i cittadini.
Ma quello che mi preoccupa di più è che con la scheda bianca del partito di maggioranza si dà un esempio per il futuro, si fanno le grandi prove di quello che potrà essere “l’ostruzionismo di maggioranza”: meglio non partecipare al voto, tanto arriva la votazione che consente alla maggioranza di prevalere, come potrà succedere, ad esempio, sulle leggi proposte dal Governo dopo la riforma costituzionale, nella Camera eletta con l’Italicum (massimo 60 giorni per approvarle, poi si vota quello che vuole l’esecutivo). E poi, l’imposizione della scheda bianca e l’identità tra leader del PD e del Governo danno l’immagine plastica di un Parlamento che è gestito dal Governo e di un Presidente che è eletto dall’esecutivo.
La democrazia sono anche le forme, la distinzione dei ruoli, i poteri che non si mescolano. E le forme sono sostanza, come il rispetto dei ruoli e la divisione dei poteri. Per la prima volta dopo tanto tempo si vede che il Governo elegge tutto, impone una riforma elettorale, impone una riforma costituzionale, elegge il Presidente. Finalmente, diranno molti. A me invece vengono un po’ i brividi.
Poi, speriamo che ce la caviamo, e che almeno ci eleggono un buon Presidente.