Far rivivere l’Italia
Far rivivere l’Italia. Appunti dopo la caduta di Berlusconi
Il governo Berlusconi ha chiuso i battenti. Prima, però, ha pensato bene di portare l’Italia sull’orlo del baratro. Non dimentichiamolo mai. E se vogliamo tornare a sperare nel futuro, questo è il momento di darsi da fare. In gioco ci sono i destini dell’Italia, gli interessi dei cittadini e il futuro del centro sinistra. Leggi oltre →
Lettera al Corriere della Sera di Firenze su PD e primarie
15 ottobre 2011
Caro Direttore,
Carlo Fusaro ha scritto su questo giornale che le primarie sono nel dna politico del Partito Democratico. Giustissimo. Le ho sperimentate anch’io, magari non sono state proprio il massimo della correttezza, ma infine ci siamo attenuti al principio che le ispira, e i candidati perdenti, un minuto dopo l’esito, si sono riconosciuti nel candidato vincente. Leggi oltre →
Dare una mano alla scuola
È venuto il tempo di rimettere in pista il PD per dare una mano alla scuola. Accade a livello nazionale, dove però siamo all’opposizione, ed accade anche qui in Toscana, dove possiamo contare sulla forza e la qualità del governo regionale e sull’impegno di tante amministrazioni locali. Leggi oltre →
Sistemi elettorali e parità di genere
Il 6 aprile a Firenze (Casa della Creatività, ore 15,30) discutiamo di sistemi elettorali e di parità di genere. È tempo infatti di cambiare passo. Ben oltre i limiti delle discussioni sulle “quote rosa”, ci vogliono idee e proposte per una vera democrazia paritaria, che affrontino il tema del potere e della rappresentanza in uno degli snodi centrali della riforma della politica, senza girarci intorno. Che è poi il limite delle suggestioni, meritorie ma ancora troppo ambigue, sulla cosiddetta rottamazione. Leggi oltre →
In piazza, il 13 febbraio. Se non ora, quando?
Si va in piazza, il 13 febbraio, per combattere la volgarità e il potere che non accetta vincoli. Contro un Capo che si sente assoluto e vuole imporci perfino la sua rappresentazione del corpo delle donne.
Le donne e gli uomini che parteciperanno alle manifestazioni sparse in tante città diranno che loro non sono in vendita, che gran parte dell’Italia non è in vendita.
Non ci preoccupano le manie private di Berlusconi. Ci preoccupa la miseria del messaggio esibito: con i soldi si compra tutto, e i soldi tutto nobilitano, fanno “elegante” anche ciò che è squallido e ridicolo. No, non è vero: soldi e potere non possono cambiare la realtà delle cose. Il re è nudo, ridicolo, imbarazzante, e noi semplicemente osiamo dire la verità.
Ci preoccupa ciò che ormai invade la sfera del pubblico, del governo, della politica, per colpa di Berlusconi e non di magistrati o di giornalisti. La sfera del pubblico appartiene a tutti, non è roba sua. Protestiamo perché ci fa scandalo la sua concezione della democrazia e il modo con il quale tratta le istituzioni. Perché consideriamo pericoloso essere guidati da chi mente davanti alle autorità. Berlusconi, se può, faccia i conti con la sua vanità sessuale, però lontano da noi, perché la democrazia è una cosa seria, e non può vivere se affoga nell’interesse privato, nel conflitto d’interesse, nel capriccio.
Queste cose diremo con la forza del nostro angosciato silenzio, e delle nostre liberatorie parole. A Firenze va in scena il rumore dell’indignazione civile. Libera e personale, e per questo veramente di popolo. Qualcuno dirà: che sperate di ottenere? Rispondo: il massimo possibile, la rivendicazione della nostra dignità. Non perdiamo l’occasione. Se non ora, quando?
Daniela Lastri
La finanziaria regionale per il 2011
La finanziaria regionale
1.
Le cifre
Bilancio. La Regione Toscana ha un bilancio di circa 9 miliardi di euro. 6 miliardi e 600 milioni sono il bilancio della sanità.
Livello della spesa (e patto di stabilità). Prima della manovra, la Regione Toscana poteva impegnare per il 2011 (oltre alla spesa per la sanità) al massimo 2 miliardi e 178 milioni di euro. Con la manovra estiva, siamo arrivati a 1 miliardo e 858 milioni.
E’ il taglio dei 320 milioni, che però sembra ora siano 360, che dunque abbassano la risorse impegnabili nel 2011 a 1 miliardo e 818 milioni.
In queste risorse ci sono sia spese correnti e di funzionamento sia spese di investimento.
Le spese di investimento per il 2011 dovrebbero ammontare a 350-400 milioni da programmi comunitari e programma nazionale FAS, più 400-450 milioni da risorse regionali (100 milioni per la sanità).
La manovra di bilancio. Con la legge finanziaria e la legge di bilancio la Regione ha dovuto operare una forte riduzione della spesa:
- riduzione dei costi di funzionamento per circa 80 milioni; qui dentro c’è un po’ di tutto, spese di rappresentanza, comunicazione, funzionamento della macchina regionale e enti dipendenti, costi della politica, ecc.
- minori finanziamenti per le politiche: industria e artigianato (20 milioni), cooperazione internazionale (1), caccia (1,2), cultura (1,5), edilizia residenziale (25), sociale (1,2), agricoltura e pesca (6), ambiente (5), emotrasfusi (6), ecc.
- il trasporto pubblico: la riduzione inizialmente prospettata è di 154 milioni, che però nelle previsioni dovrebbe passare a 30 milioni di taglio, pensando di utilizzare i fondi del FAS per coprire la spesa degli altri 130 milioni. Con la mancata approvazione della norma della legge di stabilità dello Stato che consentiva questo utilizzo dei fondi FAS, si è dunque determinata una situazione molto difficile. E sembra che il Governo intenda consentire alle Regioni di usare per il trasporto pubblico locale le risorse del Fondo sociale europeo (FSE).
2.
Attenzione alle cifre che si rincorrono
Le cifre si rincorrono, ed è difficile per tutti trovare il punto effettivo di soluzione, poiché molto della manovra regionale dipende dai calcoli del Ministero dell’economia (quanto dei 4 miliardi di tagli tocca alla Regione Toscana? 320 milioni? 360? Come si copre parte della spesa del trasporto pubblico locale?). Nei prossimi giorni, dopo l’approvazione della legge di stabilità dello Stato sapremo dove andremo a finire … Ma intanto le cifre attuali parlano di una manovra enorme, che rischia di mettere in discussione la qualità dell’intervento regionale. L’impegno della Giunta e del Consiglio è massimo, per evitare la crisi delle politiche di welfare. Così, si cerca di garantire la spesa per l’istruzione, per la non autosufficienza, e in generale la spesa per migliorare la qualità degli investimenti. La Giunta proporrà nei prossimi giorni un maxi emendamento proprio sulla spesa per investimento, per dare alla nostra regione almeno una prospettiva seria di sviluppo.
3.
La legge finanziaria regionale: una politica di riforma per cambiare l’amministrazione pubblica
Tutta la legge finanziaria regionale è pervasa dallo spirito del cambiamento della pubblica amministrazione, con un occhio alla riduzione delle spese e un occhio alla riforma.
Così arriviamo dunque a cosa dice questa legge. Provo a sintetizzare al massimo.
Riduzione dei costi di funzionamento della Regione
Con un proprio atto amministrativo la Giunta regionale attuerà una riduzione complessiva della spesa di funzionamento, in particolare di personale.
Organismi ed enti dipendenti della Regione
Anche qui forte riduzione delle spese di funzionamento per tutti gli enti regionali, per personale, formazione, rappresentanza e logistica. Ridotti anche i contributi agli enti.
Società partecipate
Riduzione del 10% dei compensi agli organi amministrativi delle società partecipate.
Enti e aziende del servizio sanitario
Riduzione del 5% delle spese generali di funzionamento, riduzione dell’80% delle spese di pubblicità e rappresentanza. Limite di spesa al personale, in modo tale che vi sia un risparmio dell’1,4% rispetto al 2006. Piano annuale di revisione delle spese di personale degli enti e delle aziende del servizio sanitario regionale. Conferma degli investimenti per l’innovazione e il potenziamento dei servizi territoriali e del piano straordinario degli investimenti sanitari, per rinnovare e riqualificare le strutture (100 milioni di euro l’anno).
Fondazioni regionali
Taglio del 15% delle spese di funzionamento. Sostituzione delle indennità di carica con gettone di presenza di 30 euro.
Soppressione dell’Arsia e riorganizzazione delle attività di ricerca, sperimentazione e gestione agricolo forestale
Tutte le attività dell’Arsia passano alla Regione. L’idea è invece di costituire nel prossimo futuro un organismo preposto all’attuazione degli interventi di sviluppo della cd. Green Economy, previsti nel programma di governo.
Trasferimento all’ente parco di Migliarino delle funzioni di incremento ippico
ARS, IRPET e Azienda reg. per il diritto allo studio universitario (ARDSU)
È effettuato un intervento sulle leggi istitutive di aziende regionali, che prevede la riduzione delle spese di funzionamento (gettone di presenza di 30 euro per gli amministratori in sostituzione delle indennità di funzione)
Aziende di promozione turistica (APT)
Le APT esistenti nelle province (in alcune sono più di una) sono tutte soppresse, e le funzioni di promozione sono riportate a livello regionale.
ATO rifiuti e idrico
La legge statale ha previsto la soppressione delle Autorità di ambito territoriale (ATO, oggi 6 per l’acqua e 3 per i rifiuti). Oggi le ATO sono tutte consorzi di comuni.
La legge regionale unifica l’ambito del servizio idrico integrato (un unico ambito regionale) e prevede che le funzioni delle 6 ATO siano esercitate dalla Regione, mediante un suo commissario.
Per i rifiuti, si confermano i tre ambiti attuali, si prevede che le funzioni siano assegnate alla Regione che le eserciterà con 3 suoi commissari.
Questi 4 commissari subentreranno nei rapporti delle ATO, faranno le gare per l’affidamento dei servizi a gestori unici, dove ancora non sono state fatte:
- per i rifiuti l’ATO sud (Arezzo Siena Grosseto) ha avviato la gara, ma non l’ha conclusa; gli altri due ATO non hanno fatto nemmeno la gara!
- per il servizio idrico in gran parte gli affidamenti esistono, e dunque il commissario gestirà i contratti e opererà laddove ancora ci sono problemi (Lucca)
Il problema è che ci sono ancora molte gestioni disperse, fatte di aziende e società partecipate dai comuni, e che oggi i comuni sono sia controllori (ATO) che controllati (società di gestione). Questa situazione dovrà essere superata. La legge però non fa subito la riforma, fa un passo verso la riforma, per gestire una situazione transitoria che diventerebbe molto difficile a causa della soppressione delle ATO stabilita dalla legge statale (le ATO cessano il 31 dicembre 2010!).
Le attuali ATO consorzi comunali saranno liquidati da altri commissari, scelti dai comuni o, se i comuni non lo fanno entro il 31 dicembre 2010, individuati nella persona degli attuali presidenti dei consigli di amministrazione.
Trasporto pubblico locale
Qui c’è una forte novità, perché si va a concentrare in un unico ambito regionale le funzioni svolte dai comuni, dalla provincia e dalla Regione. L’obiettivo è fare una gara unica per il trasporto su gomma, unificandola se possibile con la gara del trasporto su ferro. Si costituisce un ufficio unico degli enti locali e della Regione che fa tutte le gare. Gli enti locali non sono obbligati a costituire questo ufficio unico, ma sono incentivati a farlo, ed entro il 31 gennaio si dovranno fare le convenzioni per attribuire (delegare) alla Regione la costituzione di questo ufficio.
Comunità montane da trasformare e piccoli comuni
Dal 2011 la Regione concentrerà le risorse finanziarie per l’esercizio associato delle funzioni comunali, attribuendole solo alle unioni di comuni, che esistono (7) o che nasceranno, anche dalla trasformazione delle comunità montane. L’obiettivo è fare in modo che i piccoli comuni siano pronti per gestire le funzioni fondamentali insieme, come già stabilisce la legge dello Stato. Queste norme non stabiliscono lo scioglimento delle comunità montane, danno unicamente la possibilità ai comuni di attrezzarsi per reggere il confronto con i nuovi obblighi di legge.
Parole chiare sull’immigrazione
Sul fronte dell’immigrazione la brutta novità sono i fatti di Milano, la morte di una persona e i disordini che ne sono venuti fuori in un quartiere della città. Questa brutta faccenda ci ripropone il volto insopportabile di una politica che chiamerei di “integrazione zero”, fatta di costruzione materiale di ghetti e zone abbandonate al degrado e di costruzione simbolica del nemico. L’integrazione zero è complementare alle ideologie della “tolleranza zero”: non si fa niente o si fa poco per risolvere i problemi sociali, e poi si invoca la repressione come unica soluzione. Nella loro gravità, i fatti di Milano hanno squarciato il cielo plumbeo della retorica razzista, e messo in evidenza a quali risultati folli per la convivenza civile può portare l’integrazione zero.
Ma i fatti di Milano non possono oscurare la novità positiva di queste ultime settimane, nelle quali le forze progressiste sembrano temere meno il confronto sull’immigrazione. Sono contenta di questo e sono sicura che se noi progressisti sapremo dire bene i nostri SI e i nostri NO la gente ci capirà e ci premierà.
Abbiamo un debito verso la CGIL Toscana, che si è fatta promotrice dell’incontro al Mandela Forum dell’11 febbraio, e verso chi ha promosso l’appuntamento del 1° marzo, lo sciopero degli stranieri (o del consumo, come lo chiamano altri). A testa alta si va meglio, si guarda l’avversario, si mette in campo la forza dei nostri argomenti. Che poi non sono niente male.
L’Italia non è la patria elettiva degli immigrati, che non rubano lavoro né case agli italiani, pagano le tasse, sostengono il nostro sistema pensionistico, ricevono meno di quello che danno. Vanno in galera anche loro, come gli italiani, ma soprattutto ci vanno quelli che non riescono a beneficiare di alcun programma di integrazione. E affollano le carceri, anche perché per loro i processi sono brevissimi. A loro è stato dedicato apposta un reato, che colpisce tutti gli irregolari, anche quelli che sono già integrati.
Le amministrazioni locali più avvertite si danno da fare per l’integrazione, a fronte di uno Stato centrale che pratica scientificamente la latitanza da ogni impegno serio. Si pensi solo ai minori stranieri non accompagnati e ai doveri di assistenza che i comuni riescono a sostenere a malapena e solo grazie alle risorse locali e regionali. Senza soldi non si fanno servizi. Mi chiedo, ad esempio, che ne sarà dei centri di apprendimento della lingua italiana dei bambini stranieri di Firenze, se le cose continuano ad andare come adesso. L’ultimo governo Prodi stava predisponendo un provvedimento per sostenere queste iniziative: si può immaginare che fine ha fatto con il nuovo governo Berlusconi. Dal governo di destra vengono solo pulsioni regressive, perfino gratuite, come la cialtronata della Gelmini sul limite del 30% degli alunni stranieri nelle classi. Cialtronata inutile, perché poi ridimensionata agli alunni (pochi) che non sono nati in Italia. Certe cose, si sa, questa destra le fa anche solo per cattiveria.
Il sistema locale, e in primo luogo le amministrazioni di centro sinistra, dovrà resistere da solo. Firenze e la Toscana parleranno insieme un linguaggio di civiltà.
Visto che ci siamo, però, si potrebbe anche essere un po’ più espliciti.
Primo: è l’ora del diritto di voto. Ora, non dopo. Il nuovo consiglio regionale faccia tra i suoi primi atti ciò che non è riuscito a fare quello vecchio: approvare la proposta di riforma, per sollecitare il Parlamento nazionale ad agire.
Secondo: si dia la possibilità agli irregolari di dimostrare la propria volontà di integrazione alla luce del sole, vivendo, lavorando e studiando nel rispetto delle leggi e delle altre regole; e se questa verifica è positiva non c’è nessuna ragione per escluderli dal diritto di soggiorno.
Terzo: si dia la possibilità concreta a chi vive da anni onestamente in Italia e ai bambini che ci nascono di ottenere la cittadinanza italiana.
Solo la strategia dei diritti e dei doveri può affrontare validamente i problemi dell’integrazione. E’ la carta vincente per noi stessi italiani. Tutto il resto è inutile, controproducente, dannoso, ed è dal miscuglio di queste cose che nasce e si alimentano razzismo e violenza, come i fatti di Milano stanno lì a dimostrare drammaticamente.
La strage dei Georgofili, 16 anni dopo
La lotta alle mafie, un impegno quotidiano
26 maggio 2009 – discorso sulla strage dei Georgofili
Sono 16 anni che torniamo a riflettere sulla strage dei Georgofili, e a ricordare i nostri concittadini che ne furono vittime. E non ne siamo stanchi.
Sentiamo che a questo appuntamento non possiamo rinunciare, per rispetto delle persone innocenti che vi persero la vita, e per rispetto di noi stessi, che sappiamo – almeno e più distintamente da quella notte del 27 maggio del ‘93 – di avere un dovere in più. Leggi oltre →