Sistemi elettorali e parità di genere

Il 6 aprile a Firenze (Casa della Creatività, ore 15,30) discutiamo di sistemi elettorali e di parità di genere. È tempo infatti di cambiare passo. Ben oltre i limiti delle discussioni sulle “quote rosa”, ci vogliono idee e proposte per una vera democrazia paritaria, che affrontino il tema del potere e della rappresentanza in uno degli snodi centrali della riforma della politica, senza girarci intorno. Che è poi il limite delle suggestioni, meritorie ma ancora troppo ambigue, sulla cosiddetta rottamazione.

Si sa, le donne hanno un rapporto con il potere molto diverso dagli uomini. Non sempre, ma quasi sempre è così. La differente sensibilità, perfino interiore, delle donne è un fatto; ed è un fatto la lunga storia di distanze, esclusioni, irriducibilità a ruoli di potere fine a sé stesso. Dunque, se si vuole veramente rinnovare la politica, femminilizzare i luoghi del potere diventa un obiettivo ineludibile, ed è anche la condizione principale perché le azioni positive per la promozione del ruolo sociale della donna nel mondo del lavoro, delle professioni e dell’impresa non restino nell’agenda virtuale della politica. Ci si può affidare alla sola buona volontà dei partiti? Direi di no, per la semplice ragione che i partiti, e ancor più quelli personali (non per niente tutti maschili), sono tentati più dal vecchio che dal nuovo. Così, quando va bene, tornano modelli riduzionisti del ruolo femminile a quello maschile; quando va male (Berlusconi insegna) tornano perfino modelli fondati sul mercato del corpo femminile. Bisogna invece superare la politica concessa alle donne o, il che è lo stesso, la politica che dà spazio alle donne a condizione che perdano qualcosa di sé nell’esercizio del potere. Ci vuole una svolta vera, un atto di auto riforma della politica tradizionale. Un po’ come avvenne con il voto alle donne.

L’auto riforma deve partire dal sistema elettorale, per rifondarlo sulla democrazia paritaria. La Toscana può essere, stavolta, un esempio positivo. Si può puntare sulla doppia preferenza uomo-donna, se si resta nelle liste plurinominali. Si può introdurre un sistema uninominale, a patto che, per ogni partito, le donne siano candidate in collegi con parità di chances di elezione. Ma si può puntare su proposte più innovative, come i collegi binominali uomo-donna, con preferenza interna o con elezione congiunta dei due candidati.

Beninteso, molte donne che fanno politica continuano a marcare una differenza sostanziale rispetto al modo di esercitare il potere da parte degli uomini. Eppure, anche per loro, il problema si pone. Perché sono troppo poche. E perché da esse si pretende molto, più che dagli uomini. Gli esami per le donne veramente non finiscono mai.

Daniela Lastri, consigliera regionale del PD

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