In ricordo dei fiorentini deportati a Mauthausen
ANED – 69° anniversario del trasporto dei deportati fiorentini verso Mauthausen
8 marzo 2013 – Piazza Santa Maria Novella, Firenze – Intervento di Daniela Lastri
I nostri morti , i nostri morti deportati non dobbiamo dimenticarli. Per questo è giusto ogni anno venire qui e ricordare. Soprattutto insieme ai giovani. Ricordiamola, questa terribile vicenda della deportazione dopo gli scioperi del marzo 1944, che coinvolse soprattutto uomini e giovani adolescenti. L’8 marzo del 1944 li misero in carri bestiame e poi li portarono nel campo di concentramento di Mauthausen. Adolescenti come Mario Piccioli, preso e messo così su quel carro in modo assolutamente casuale.
Perché dobbiamo essere qui? Perché dobbiamo combattere i rigurgiti del negazionismo, di chi – passati gli anni – non vuole né sentire né vedere. Perché bisogna dire a chi oggi sostiene che c’è stato anche un fascismo buono di tornare a ricordare che le deportazioni si facevano con il protagonismo della Guardia Nazionale Repubblicana; persecuzioni, scorribande punitive, torture, uccisioni di innocenti furono fatte dai nazisti e dai fascisti insieme.
Gli scioperi del ’44 furono la più grande protesta di massa attuata senza aiuti dall’esterno, senza armi e con grande energia e sacrificio. Non fu solo il più grande sciopero in Italia dopo vent’anni di dominio fascista, fu il più grande sciopero nell’Europa occupata dai nazisti. E tutti sanno che questo sciopero ebbe anche risvolti importanti per favorire lo sviluppo della Resistenza.
Per questo, a 69 anni di distanza, abbiamo il dovere di ricordare, di non perdere la memoria degli avvenimenti. Non vogliamo che il tempo aiuti l’oblio.
Per questo, la Regione promuove il Treno della Memoria ad Auschwitz, che coinvolge centinaia di giovani, e Provincia Comuni e Regione vanno ogni anno con gli studenti delle nostre scuole a Mauthausen.
Voglio concludere con le parole di Julius Fucik, dirigente della Resistenza cecoslovacca, impiccato a Berlino l’8 settembre 1944: “Non dimenticate, vi chiedo una sola cosa, se sopravvivete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi. Un bel giorno oggi sarà il passato e si parlerà di una grande epoca e degli eroi anonimi che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi. Erano persone, con un nome, un volto, desideri e speranze, e il dolore dell’ultimo fra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini come persone che abbiate conosciuto, come membri della vostra famiglia, come voi stessi.”.
Noi faremo così.