LA NUOVA LEGGE ELETTORALE REGIONALE INCIAMPA SUBITO NEL RICORSO AL COLLEGIO DI GARANZIA STATUTARIA. CONVINCIAMO IL PD TOSCANO, QUALCHE FIRMA NON GUASTA.
La notizia è questa: quattro presidenti di gruppi consiliari (Ncd, FdI, Rifondazione comunista-Comunisti Italiani, UDC) hanno chiesto al Collegio di Garanzia Statutaria della Regione Toscana di pronunciarsi perché sia accertata la conformità allo statuto regionale di due norme (e di quelle collegate) della legge elettorale approvata l’11 settembre scorso: l’articolo 8, nella parte in cui prevede il listino bloccato regionale, e l’articolo 18 che stabilisce soglie di sbarramento alte, differenziate ed escludenti. I motivi ormai li conosciamo tutti: irragionevole diseguaglianza tra elettori, tra candidati, tra forze politiche.
Forse non tutti sanno che cos’è il Collegio di Garanzia Statutaria, e cosa succede quando gli si chiede di pronunciarsi su una legge appena approvata. Le norme che lo prevedono, e che regolano il suo funzionamento e gli effetti delle decisioni, stanno nell’articolo 57 dello statuto regionale e nella legge regionale 4 giugno 2008, n. 34. Il Collegio è dunque un organo previsto dallo statuto regionale, composto di sette persone di alta e riconosciuta competenza nel campo del diritto pubblico, elette dal Consiglio tra docenti, ex magistrati, avvocati ed ex dirigenti pubblici. È insomma una piccola “Corte Costituzionale”, che costituisce un contrappeso al potere molto ampio della maggioranza di governo. Non ha il potere di annullare leggi e regolamenti, ma, se accoglie un ricorso, costringe il Consiglio a tornare sulle sue decisioni, per modificarle o per confermarle. Riveste, dunque, un ruolo di massima garanzia, e aiuta il Consiglio regionale a evitare altri e ben più decisivi ricorsi davanti ai giudici. È già successo una volta, e il Consiglio regionale la legge contestata l’ha cambiata, adeguandosi alle indicazioni del Collegio.
Nel caso della nuova legge elettorale regionale, il Collegio deve pronunciarsi entro dieci giorni. Se il Collegio accoglie tutti o parte dei motivi del ricorso, la legge deve tornare subito in Commissione, per poi essere esaminata in aula nei successivi 15 giorni, e non perché sia ridiscussa daccapo su tutti gli aspetti, ma proprio e solo sui punti controversi. In questo periodo la legge non può essere promulgata.
Siamo perciò di fronte a un passaggio molto delicato, il primo di quelli che chi conosce le regole della Regione Toscana avrebbe dovuto mettere nel conto, visti alcuni contenuti molto discutibili della legge. E siccome già mi immagino le battute da bar (ma cos’è questo Collegio, a chi gli è venuto in mente di prevederlo, qui si lede il diritto della maggioranza di fare le leggi che vuole, si perde tempo…) anticipo subito che la riforma costituzionale di Renzi prevede che le leggi elettorali possano essere sottoposte, prima della promulgazione e per iniziativa di una minoranza del Parlamento, al giudizio di legittimità costituzionale della Corte Costituzionale. Tanto per dire che le regole della Regione Toscana (ma anche di altre Regioni, come l’Emilia Romagna) non sono poi così bislacche.
Ora, anche se so che siamo nell’ambito dell’opinabile, il problema che pongo è questo: se il Collegio di Garanzia Statutaria affermerà che, in effetti, le due norme o una di esse sono state approvate in violazione dei principi dello statuto regionale, che farà il PD? Insisterà a difendere a tutti i costi l’accordo con Forza Italia o cambierà posizione? Il PD toscano dovrà porsela questa domanda, perché ora non ci sono (non ci sarebbero) più scuse. Anzitutto, non sarebbe in discussione la riforma in sé (ormai nessuno può più dire: se non si approva la nuova legge, si va alle elezioni con quella precedente), ma solo alcune specifiche parti. In secondo luogo, esisterebbe una maggioranza ben più ampia di quella che l’ha approvata in prima battuta.
Infatti, chi nel PD si è espresso in favore della legge, l’ha fatto dicendo che accettava la cd. “mediazione” con Forza Italia, non che era convinto nel merito di tutto ciò che c’è scritto. E delle altre forze che l’hanno approvata (a parte Forza Italia) solo i due consiglieri di Più Toscana avevano fin dall’inizio sostenuto il listino bloccato. Perfino i consiglieri di Toscana Civica Riformista, tra i più schierati in favore della legge, quando erano nel gruppo dell’Italia dei Valori presentarono (firme in calce) una proposta che almeno due cose le diceva chiaramente: NO a tutte le liste bloccate, provinciali e regionali, e soglia di sbarramento minima. Dunque, facendo un po’ di conti, le modifiche potrebbero facilmente essere approvate da non meno di 41 consiglieri, rispetto ai 33 precedenti. E Forza Italia? Secondo me, alla fine, la voterebbe lo stesso. Totale: da un minimo di 41 a un massimo di 51 voti, e chissà che anche altri tre non ci ripensino …
Se quindi il Collegio di Garanzia rileva delle violazioni ai principi dello statuto regionale, il PD toscano non deve avere timori reverenziali verso Forza Italia, gli errori non si possono commettere due volte di seguito, sarebbe diabolico.E allora, che aspettiamo? Lo convinciamo il PD? Servono parole giuste, convincenti, apertura al dialogo e tanta fiducia nella saggezza collettiva.
Comunque, qualche firma in favore del referendum, promosso da un gruppo di iscritti per cambiare la posizione del partito e dunque la legge, non guasta: chi è tesserata/
Se ci siete, battete un colpo!