Espellere i mendicanti?
Consiglio la lettura di questo post di Alessando Lo Presti. Ci vorrebbero persone come lui a governare Firenze.
“Espellere i mendicanti dalla città è un gesto che dovrebbe ripugnare a ogni persona civile. Ieri i lavavetri, oggi i mendicanti. Comprendo che si voglia reagire (giustamente) a chi organizza a suo profitto lo sfruttamento dell’immagine della sofferenza, ma se c’è il rischio di cacciare un solo vero sofferente quella misura è inaccettabile. Non si deve fare nulla? No, si può fare molto. La prima cosa è farsi carico della sofferenza, e una grande e ricca città può farlo, deve farlo. Ogni persona in situazione di disagio estremo ha diritto ad avere assistenza (un tetto, umile che sia, ma
un tetto decente, magari condiviso, non un giaciglio che ti accoglie solo per dormire poi via per la strada; tre pasti al giorno; indumenti essenziali per la cura personale; cure sanitarie) perché quella persona – anche nell’indigenza – possa vivere con dignità, ricevendo dalla società e dando alla società quello che può (la cura di uno spazio pubblico, giardino, strada, sottopasso che sia; la sorveglianza di un monumento; insomma una utilità per gli altri e per sé). Solo se la società fa così, se le istituzioni fanno così, hanno titolo a dire, anzi a convincere, che per le strade non si deve mendicare; e anche questo lo si può dire in tanti modi, l’ultimo dei quali (proprio l’estremo, per situazioni di palese uso
strumentale della sofferenza) è l’accompagnamento fuori dalla città: ma è evidente che se la società e le istituzioni operano bene, gli sfruttatori se ne vanno da sé. Qui la politica dei due tempi è fondamentale: prima faccio quello che devo, poi chiedo osservanza di regole, e provvedo in modo diverso a seconda dei casi. Insomma: l’unica cosa che la società non può accettare, nemmeno da chi versa in situazioni di disagio, è la commissione
di reati. Tutto il resto riguarda il nostro senso di responsabilità
collettivo, di rispetto dei diritti delle persone, di umanità.