La sinistra, il cambiamento e il Governo
Cose importanti si discutono nel PD, articolo 18, legge elettorale, riforma costituzionale, e tra un po’ arriva la legge di stabilità. Prendere o lasciare non si può, perché queste cose dicono di come si vuole cambiare l’Italia.
Non basta voler cambiare, bisogna essere chiari su dove si vuole andare.Anche la destra voleva cambiare, e ha cambiato in peggio tante cose: nel 2001 ha avuto nelle mani l’Italia dell’euro e ne ha dilapidato i vantaggi; l’ha riavuta nel 2008 e l’ha affondata nella crisi. Perciò il “come cambiare” è importante, chiama in causa l’idea che abbiamo del nostro futuro, delle nostre liberà e della nostra democrazia.
Dicono che a ragionare così si cade nell’ideologia, per fare intendere che si tratta di roba vecchia, ammuffita e dannosa, che soprattutto non serve a prendere il 41%; per me è invece, più semplicemente, un po’ di coerenza dei principi, che serve per riconoscere se stessi, a dare un senso alla politica che si fa, e a sentire il peso e la responsabilità delle scelte.
Non mi piace perciò chi pensa di poter mettere mano a tutto, perfino alle cose sulle quali si fonda l’essenza della sinistra: la dignità del lavoro, la difesa dei più deboli, l’uguaglianza del voto, l’equilibrio dei poteri. Se il Governo, potendo fare 10 con tutto il PD, propone 11 e quell’1 in più (oggi l’azzeramento della tutela reale nei licenziamenti individuali) è una pesante e gratuita concessione alle ideologie della destra, questa diventa una sua scelta; francamente mi preoccupo (per l’Italia, per la sinistra), ma non mi sento in colpa se il Governo coscientemente si infila in una storia diversa, dagli esiti mprevedibili.
Perciò, darei il voto sulle cose buone della legge sul lavoro e non voterei quelle cattive. Penso che seguendo i principi e perfino un po’ di buon senso (il senso del popolo della sinistra) si evitano molti irreparabili danni. I principi non sono scatole vuote, e appiccicargli addosso lo stigma dell’ideologia è un gioco che non mi piace.
Comunque, io a Roma il 25 ottobre andrò alla manifestazione della CGIL, per imparare e per unire la mia voce a quella degli altri.