UN ALTRO VOTO SULLA LEGGE ELETTORALE TOSCANA, UN’ALTRA OCCASIONE PERSA
Nella seduta del Consiglio regionale del 10 marzo è stata votata (e respinta) una proposta di legge volta a modificare l’assurda regola dell’attuale legge elettorale toscana, che stabilisce incostituzionali soglie d’accesso alte e differenziate, per riportale all’unica soglia del 3%. Neanche a dirlo: il patto del Nazareno in salsa toscana qui da noi regge, eccome.
Io e altri 5 consigliere e consiglieri del PD (Vanessa Boretti, Aldo Morelli, Fabrizio Mattei, Lucia Matergi, Pier Paolo Tognocchi), in dissenso dal gruppo, abbiamo votato a favore. Qui di seguito trovate il mio intervento.
Voterò a favore della proposta di legge presentata dai Consiglieri Magnolfi, Sgherri e altri.
Essa riproduce, nella sostanza, alcuni degli emendamenti presentati anche da me e da altri consiglieri in occasione del dibattito sulla nuova legge elettorale, e purtroppo non votati.
Che sia stato un errore è ormai chiarissimo. Le soglie differenziate sono un vulnus al sistema democratico, se ne sono accorti perfino a Roma, perfino i sostenitori più accaniti dell’Italicum. Gliel’ha spiegato bene Gaetano Silvestri, Presidente della Corte Costituzionale al tempo della famosa sentenza sul Porcellum: quando c’è il premio di maggioranza le soglie sono una ulteriore immotivata, e perciò illegittima, restrizione della rappresentanza. Per questo, a Roma hanno deciso di mettere una soglia unica e relativamente bassa (3%), e non solo perché il premio è attribuito all’unica lista vincente. Così, a Roma si sono tutelati, hanno cercato di “proteggere” la nuova legge elettorale dal primo clamoroso rischio di incostituzionalità.
A Roma, come in Toscana, resta l’altro grave vulnus, quello dei capolista bloccati. Loro lo sanno, e perciò cercano di dissimulare questo ulteriore rischio in mille modi. Da noi, dobbiamo solo sperare che nessuna lista utilizzi lo stesso sistema, come il PD toscano ha deciso di fare.
Non avremo il tempo di rimediare a questo secondo errore, ma al primo si, e la legge che stiamo discutendo ci offre un’occasione da non perdere.
Faremo un buon servizio alla nostra legge elettorale, e renderemo anche il confronto elettorale più pulito e libero, consentendo a ciascuno di presentarsi di fronte alle elettrici e agli elettori senza giochi strani, senza alleanze improbabili e costrittive.
Considero un errore molto grave escludere dal prossimo Consiglio forze che potrebbero avere una base elettorale molto consistente, ma non arrivare al 5%, a fronte di altre che potrebbero entrare in Consiglio superando di poco il 3% solo perché alleate del PD o di Forza Italia. A me non pare un bel Consiglio quello fatto da tre sole forze politiche, massimo quattro, escludendone una o due e le migliaia di voti che queste possono comunque ottenere. Perché di questo si tratta, non certo della estrema frammentazione del Consiglio. Mi appello al senso della democrazia, che tutti dovremmo avere, e che non sopporta semplificazioni irragionevoli e tagliole strumentali agli interessi di una sola forza politica.
In questi mesi ho riflettuto anch’io sulla legge elettorale che il Consiglio ha approvato nel settembre scorso. Tornassi indietro, inviterei a una riflessione anche su altri aspetti, poiché il nostro sistema – in fin dei conti – è molto restrittivo. Non rendiamolo ancora più insopportabile. Fermiamo, per quanto possibile, questa corsa alla riduzione della democrazia politica a un solo incontrollato centro di comando.
Lo dico anche per chi vincerà, e che ha bisogno – per legittimare la sua vittoria – di un equilibrio dignitoso delle forze in gioco.