LA BUONA LEGGE TOSCANA SULLE PROVINCE
25 febbraio 2015, il Consiglio regionale della Toscana approva a larghissima maggioranza (con soli 3 astenuti) la legge proposta dalla Giunta sul riordino delle funzioni delle Province. Una buona legge, piena di impegni concreti dell’unica Regione italiana che, a oggi, ha osato di più.
Qui di seguito metto il mio intervento nella discussione generale, con il quale ho motivato il mio voto favorevole.
“Voterò a favore di questa proposta di legge, e lo farò in modo convinto.
Consegniamo al prossimo Consiglio regionale una preziosa visione della Regione del futuro, che andrà coltivata e sviluppata. Perché la Regione non può essere solo legislazione e programmazione, e deve misurarsi con l’azione pratica e con la responsabilità di realizzare politiche territoriali di livello sovra comunale.
I dubbi più seri che mi restano non derivano dalla legge in sé, derivano dalle scelte fatte dal Governo. Devo dire, onestamente, che le Regioni potevano fare di più nel rapporto con il Governo. Ci si è lamentati della legge di stabilità, ma poi tutto è andato avanti come se fosse inevitabile. La Regione Toscana un po’ ha reagito, e poi soprattutto con questa legge cerca di dare la migliore risposta possibile.
Faccio un passo indietro nel tempo.
Una riforma importante doveva essere fatta, ma è stato un errore presentarsi all’appuntamento del superamento delle province senza un’idea precisa di come riorganizzare l’amministrazione pubblica locale. Qualcuno diceva anche che, se bisognava semplificare, bisognava farlo a danno del regionalismo; e sbagliava, poiché – nonostante tutto – il regionalismo resta un carattere fondante della Repubblica.
Solo un anno fa, approvata la legge Delrio, l’idea prevalente era che, in fondo, bastava dire solo dei NO, e sulle province nulla sarebbe successo. Così il Governo ha avuto argomenti in più per fare quello che ha fatto. E quello che ha fatto è stupefacente. Ha deciso di tagliare risorse a tutti, alle Regioni in modo drammatico, e alle Province con effetti devastanti.
Quando tagli 1, 2, 3 miliardi di euro alle Province e azzeri i tributi che per Costituzione devono essere garantiti a tutti gli enti territoriali, quindi anche alle province, non fai riforme, fai il deserto. Metti in mobilità per legge migliaia di persone. Impedisci di fare i bilanci. Nel 2016 la maggioranza delle Province italiane non potrà chiudere i bilanci, e già nel 2015 la situazione è drammatica. La Regione, lo sappiamo, non può far nulla su questo, non può riorganizzare gli enti locali, non ha risorse sufficienti. Non ha spazi e strumenti effettivi per operare contemporaneamente sia sul personale sia sugli enti.
La Regione Toscana fa bene a difendere, con la legge che stiamo approvando, un patrimonio di professionalità, e fa bene a salvaguardare – prendendole a sé – funzioni essenziali per la comunità. Ma, come dicevo, non può far tutto. Funzioni altrettanto importanti – penso solo all’istruzione – restano sospese. Non illudiamoci. Nel giro di poco tempo anche questa parte di amministrazione, le lavoratrici e i lavoratori che vi operano, e i bilanci delle province, diventati “per legge” in rosso, ricadranno sulla Regione. Ciò che non salviamo oggi, saremo chiamati a salvare domani, perché lo Stato ormai non ne vuole sapere più niente. Come faremo, francamente non lo so.
Il rischio è che il default dell’amministrazione pubblica, regionale e locale, sia dietro l’angolo. Default di servizi per i cittadini, sanità, scuola, formazione, welfare locale, trasporti, acqua, rifiuti, ambiente.
Eppure, grazie alla legge che oggi approviamo, qualcosa di buono comunque si farà. Non sarà semplice, ma applichiamola bene, perché il prossimo Consiglio dovrà affrontare situazioni al limite della sostenibilità. 400 e passa milioni in meno raccontano la nostra.
L’applicazione di questa legge può rendere la situazione più chiara e trasparente. Io spero che il Governo, guardando all’esperienza Toscana e ai problemi con i quali si sta misurando la Regione più impegnata nel riordino, sappia tornare indietro. Sappia rivedere le proprie posizioni e sappia rimediare ai propri errori.
Quando arriverà la riforma costituzionale, le province di oggi spariranno e lo Stato dovrà scegliere: o puntare sulle Regioni, e ricostruire intorno ad esse il senso dell’autonomismo, del pluralismo istituzionale e politico, della partecipazione delle comunità locali; oppure fare un’altra “piazza pulita”, e farci tornare di colpo all’inizio del secolo. Stato e Comuni e basta, e Comuni “mano dello Stato”. Non è una bella prospettiva per la democrazia italiana. Si illude chi crede che lo “Stato Centrale e Municipale” possa reggere le sfide che abbiamo davanti. Nessuna Nazione regge senza una cultura moderna dell’autonomismo e del decentramento.
Per questo, chi può intervenga. Intervengano la Giunta e il Consiglio della Toscana. Intervengano, dopo l’approvazione di questa legge e forti di questo, affinché almeno con la riforma costituzionale si rimettano le cose a posto.
Non so quanto tempo abbiamo, ma facciamolo, non per noi, facciamolo per le nostre comunità, che hanno diritto di essere governate da istituzioni autorevoli, capaci, veramente utili per i cittadini.”.