In piazza, il 13 febbraio. Se non ora, quando?
Si va in piazza, il 13 febbraio, per combattere la volgarità e il potere che non accetta vincoli. Contro un Capo che si sente assoluto e vuole imporci perfino la sua rappresentazione del corpo delle donne.
Le donne e gli uomini che parteciperanno alle manifestazioni sparse in tante città diranno che loro non sono in vendita, che gran parte dell’Italia non è in vendita.
Non ci preoccupano le manie private di Berlusconi. Ci preoccupa la miseria del messaggio esibito: con i soldi si compra tutto, e i soldi tutto nobilitano, fanno “elegante” anche ciò che è squallido e ridicolo. No, non è vero: soldi e potere non possono cambiare la realtà delle cose. Il re è nudo, ridicolo, imbarazzante, e noi semplicemente osiamo dire la verità.
Ci preoccupa ciò che ormai invade la sfera del pubblico, del governo, della politica, per colpa di Berlusconi e non di magistrati o di giornalisti. La sfera del pubblico appartiene a tutti, non è roba sua. Protestiamo perché ci fa scandalo la sua concezione della democrazia e il modo con il quale tratta le istituzioni. Perché consideriamo pericoloso essere guidati da chi mente davanti alle autorità. Berlusconi, se può, faccia i conti con la sua vanità sessuale, però lontano da noi, perché la democrazia è una cosa seria, e non può vivere se affoga nell’interesse privato, nel conflitto d’interesse, nel capriccio.
Queste cose diremo con la forza del nostro angosciato silenzio, e delle nostre liberatorie parole. A Firenze va in scena il rumore dell’indignazione civile. Libera e personale, e per questo veramente di popolo. Qualcuno dirà: che sperate di ottenere? Rispondo: il massimo possibile, la rivendicazione della nostra dignità. Non perdiamo l’occasione. Se non ora, quando?
Daniela Lastri