La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi

Presentazione del libro “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi” – 19 maggio 2011, ore 17,00, sala conferenze dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere La Colombaia – Via S. Egidio 23, Firenze

Trent’anni fa, era il 21 maggio 1981, il Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani rese pubbliche le liste della Loggia Propaganda 2, rinvenute dai magistrati Turone e Colombo due mesi prima nella fabbrica di Licio Gelli.

L’impatto fu grandissimo. Forlani dovette dimettersi per aver tardato a rendere pubblica la lista. Spadolini, che gli succedette, sciolse la Loggia e il Parlamento istituì alla fine del 1981 una commissione d’inchiesta bicamerale. Tina Anselmi fu chiamata ad esserne Presidente.

Questa breve introduzione mi dà l’occasione di dire anzitutto due cose.

Per me, che nel 1981 ero poco più che ventenne, richiamare alla mente quella vicenda è stato come rivivere l’emozione dello stupore. Rivivere, perché ormai, nel tempo presente, c’è più che altro assuefazione. Non ci stupiamo più di niente.

L’occasione è però anche di parlare di una donna importante, e di dire che, allora, quando Tina Anselmi diventò presidente della Commissione d’inchiesta, anche ragazze come me, che facevano politica in un campo diverso dal suo, furono prese da un moto di rispetto e di ammirazione. La scelta di Tina Anselmi non era un caso. Quando concluse il suo lavoro, l’ammirazione e il rispetto diventarono simpatia e vicinanza per una donna che, venendo dal potere, non aveva rinunciato a dire del potere la verità. Per questo, ogni volta che si è parlato di lei come possibile Presidente della Repubblica, molte di noi hanno tifato per lei, prima donna diventata ministra e, soprattutto, protagonista di una delle riforme (quella istitutiva del servizio sanitario nazionale) che hanno fatto la storia moderna del nostro Paese.

Veramente, sarebbe stato un onore poterla incontrare oggi qui con voi.

Le pagine del libro di Anna Vinci sono state per me una scoperta. Le ho sfogliate, lo confesso, con poco spirito critico e con molta curiosità. Anche con un po’ di ansia, nel timore di leggervi dentro qualcosa che mettesse in discussione le mie convinzioni. E invece ho scoperto come si lavora e si affrontano situazioni difficilissime, vitali per la democrazia, e quanto è importante per tutti noi che vi siano persone con la tenuta morale e politica di Tina Anselmi.

Lascio volentieri e con rispetto a chi mi seguirà la discussione di merito sul diario di Tina Anselmi. Che consiglio però vivamente di leggere, perché vi porta per tante strade. In una di queste, ho rintracciato ciò che ebbe a dire in quell’anno sulla P2 il Presidente Pertini, nel suo saluto di fine anno.

“Mi si intenda bene, perché non voglio che ancora una volta il mio pensiero sia travisato. Quando io parlo della P2 non intendo coinvolgere la massoneria propriamente detta, con la sua tradizione storica. Per me, almeno, una cosa è la massoneria, che non è in discussione, una cosa è la P2, questa P2 che ha turbato, inquinato la nostra vita. I giuristi stanno discutendo se la P2 cada o non cada sotto il giudice penale, se è un’associazione a delinquere. Sono cose che a me non interessano per il momento. Io guardo ad un altro codice, che il codice morale che ogni uomo, specialmente ogni uomo politico, dovrebbe portare scritto nella sua coscienza. Ebbene, la P2 cade sotto questo codice morale. Vi è un proverbio che si usa dire: che la moglie di Cesare non deve essere sospettata. Ma prima di tutto è Cesare che non deve essere sospettato. E allora ogni sospetto devono allontanare dalla loro persona gli uomini politici; non possono rimanere, non può rimanere al suo posto chi è stato indiziato in questa trappola della P2. La P2 si prefiggeva di compiere atti contro la Repubblica. E quindi coloro che facevano parte della P2 dovranno rispondere prima di tutto dinanzi alla loro coscienza, dinanzi ai loro partiti e, soprattutto, dinanzi la Parlamento. Non vi può essere in questo caso alcuna comprensione ed alcuna solidarietà. E ripeto quello che ho detto altre volte: qui le solidarietà personali, le solidarietà di partito, diventano complicità.”.

Un’altra strada mi ha portato a rileggere il “piano di rinascita democratica” della Loggia P2. In una intervista del 2003 Gelli si compiaceva di vederlo realizzato davanti ai suoi occhi. Fa bene rileggerlo, ogni tanto, questo documento.  È il manifesto – tutto insieme – di una visione profondamente autoritaria e reazionaria dello Stato. Si rintraccia, nitido, un metodo sistematico di aggressione, condizionamento, strumentalizzazione dei luoghi del potere, per volgerli a proprie finalità. L’anti-Stato che cerca di impossessarsi dello Stato. E può sembrare curioso vedere tra le tante proposte alcune che sono francamente banali, non importa se condivisibili o meno, ma apparentemente banali e quasi da programma di partito politico. Ma è l’insieme che è impressionante, l’insieme di propositi di rottura del corpo sociale, di quello politico, di quello istituzionale. È questo che, nel tempo presente, appare continuamente sfuggire nel discorso pubblico. Anche le cose banali, perfino le cose giuste possono essere piegate e proposte per fini inaccettabili, intrise di ricatto, di soldi che si spendono per comprare politica, giornali, sindacati, imprese, di azioni per far emergere e sostenere amici fedeli, di azioni per infiltrare nel sistema democratico ciò che può distruggerlo dall’interno.

Ed è per questo che il discorso pubblico dovrebbe, invece, urgentemente recuperare il senso dei valori di fondo.

Daniela Lastri

 

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